
“Era una delle tante giornate grigie di Milano, però senza la pioggia, con quel cielo incomprensibile che non si capiva se fossero nubi o soltanto nebbia al di là della quale il sole, forse”.
Sullo sfondo di una metropoli operosa e malinconica Dino Buzzati imbastisce la trama di Un Amore, il suo unico romanzo erotico, pubblicato nel 1963, cinque anni dopo i Sessanta racconti che gli valse il premio Strega.
“E’ nuda, inginocchiata sul letto, aperta dinanzi a lui, lo fissa con occhi impertinenti. Mentre Antonio la fissa in adorazione, intimidito da tanta sapienza istintiva, lui con tutto il suo ridicolo armamentario letterario nella crapa”. Lei è Laide Anfossi, prostituta minorenne e ballerina part-time alla Scala. Lui è Antonio Dorigo, stimato architetto sulla soglia dei cinquant’anni, risucchiato inconsapevolmente nel vortice di un sentimento ossessivo e autodistruttivo. Dorigo ha quasi lo stesso cognome di Giovanni Drogo, il protagonista de Il Deserto dei tartari il più bel romanzo del novecento italiano che Buzzati scrisse ventitré anni prima, quasi agli esordi della sua brillante ed eclettica carriera artistica. Come Drogo, l’ufficiale che attende invano la carica dell’esercito nemico, Dorigo anela a un amore impossibile per una donna trent’anni più giovane di lui, cinica e spregiudicata, che lo trasforma in un essere abbietto, in un verme.
Lei gli vende il corpo ma lui pretende anche l’anima, e allora quegli incontri saltuari di sesso a pagamento nel bordello dalla signora Ermelina, si trasformano via via in un morboso concubinaggio durante il quale l’architetto subisce le peggiori umiliazioni e angherie. I dubbi, i sospetti e i tormenti di Antonio sono il lungo flusso di coscienza intorno al quale si sviluppa una storia appassionante ma angosciante anche per lo stesso lettore, che partecipa inerme alla sofferenza di un uomo completamente soggiogato da quella puttanella strafottente e bugiarda che di persone come Antonio poteva trovarne a decine. Dorigo vorrebbe svincolarsi da quel giogo crudele e beffardo ma è più forte di lui ”Ora si accorge che, per quanto egli cerchi di ribellarsi, il pensiero di lei lo perseguita in ogni istante millimetrico della giornata, ogni cosa persona situazione lettura ricordo lo riconduce fulmineamente a lei attraverso tortuosi e maligni riferimenti”.
Un Amore è il racconto di un’umiliazione e della solitudine di un uomo di mezza età, incapace di vivere la normalità familiare dei suoi coetanei ( siamo nell’Italia dei primi anni Sessanta) e che finisce per smarrirsi nelle menzogne di una ragazzina irrequieta e viziata. Buzzati, da vero maestro della letteratura, quasi un postmoderno ante litteram, ci sorprende con una tecnica narrativa dai mille registri e con una punteggiatura talvolta completamente assente che ci riporta a certi autori americani dei primi anni Duemila.
Angelo Cennamo
La conflittuale e spietata coesistenza della leggerezza della età con la angusta pesantezza del tempo che avanza nell’eta’ di chi la subisce….ardore sbiadito di chi ha capito l’intensita’ delle emozioni senza essere in grado di viverle con lo stesso ardore della giovine età e che, giorno dopo giorno, riduce ed abbassa la forza e le barriere di chi non vuole rinunciarvi come se fosse l’ultima occasione per vivere sensazioni forti. Romanzo ambientato negli anni 60 ma estremamente attuale per il divario genetico e sensazionale dei protagonisti e per le immutate divergenze del percorso genetico..ottimo nella analisi Angelo Cennamo….donatore di emozioni nella sinteso come nel romanzo..
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Un libro che ho letto due volte (al Liceo e all’Università) e che mi è piaciuto subito. Eppure questa analisi ha permesso di comprendere altre importanti afumature. L’eleganza e la profondità di questa recensione inducono ad una rilettura
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indubbiamente interessante anche se immediatamente sembra di “entrare” nel film “L’Angelo Azzurro”. Un rapporto “di amorosi sensi” da un lato, un assoluto menefreghismo dall’altro. L’anziano signore -colto educato perbenista- scopre l’eros e il piacere di esserne schiavo, pronto a subire pur di essere accanto all’oggetto della sua passione. La ragazza ci sguazza, abituata a ben altri ambienti in cui -di solito- è lei a subire: è il suo lavoro. Qui diventa soggetto dominante, come la Lola Lola del film, non certo per amore, ma per mutamento di ruolo sempre più marcato. Finché l’architetto Dorigo, come il Prof.Unrat, non è pronto a urlare il suo disperato “chicchirichì”.
Il film è degli anni ’30. Il libro del ’63. In 33 anni nulla è cambiato. C’è da rifletterci.
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