C’è stato un tempo in cui i protagonisti di questa storia: Conway, suo fratello Duncan, Ray Boy, Alessandra Biagini, sono stati amici, compagni di scuola, ragazzi felici, ignari del destino che di lì a poco li avrebbe travolti. Ma quel tempo è volato via, e a Gravesend, spicchio di Brooklyn, quartiere abitato perlopiù da itlaloamericani, il clima oggi è diventato pesante. William Boyle, scrittore quarantenne che a Brooklyn c’è nato, è approdato in Italia nella scia di un altro grande autore americano: Chris Offutt. Pare infatti che proprio Offutt abbia segnalato Boyle a Luca Briasco e a minimum fax, casa editrice da sempre impegnata nella riscoperta e nella valorizzazione di scrittori nordamericani: Malamud, Yates, Proulx, Egan, Foster Wallace, Vollmann. Gravesend è il titolo del romanzo col quale Boyle si è finalmente rivelato ai lettori italiani. Un noir classico, dalla trama essenziale e ben congegnata, che evoca certi capolavori di John MacDonald, e con personaggi perfettamente calati nel loro ruolo. Ray Boy Calabrese è un bullo di periferia; con la sua gang di sbandati come lui si prende gioco del giovane omosessuale Duncan, costringendolo ad una tragica fuga. Crimine d’odio, dirà il giudice che condannerà Ray Boy a sedici anni di carcere. La morte di Duncan distrugge la sua intera famiglia, e anche per questo il fratello maggiore Conway coltiva un ossessivo desiderio di vendetta. La storia inizia con Conway che si mette alla ricerca di Ray Boy, appena uscito dal carcere. L’incontro tra i due è però sorprendente; spiazzante è soprattutto la reazione di Ray Boy: il suo atteggiamento remissivo, complice rispetto ai piani di Conway, ribalta un copione che sembrava già scritto. Proprio intorno all’arrendevolezza di Ray Boy, l’autore imbastisce una trama avvincente, ritmata, arricchendola di altre tracce che fanno da corollario a quella principale: la vicenda di Alessandra, che se ne torna a casa da Los Angeles dopo aver tentato senza fortuna la carriera di attrice; le insicurezze di Steph, collega di Conway e perdutamente innamorata di lui; McKenna, l’ex poliziotto frustrato che alimenta l’odio covato da Conway contro il molestatore di Duncan; il racconto nel racconto di Eugene, il giovane nipote di Ray Boy cresciuto nel mito dello zio. I personaggi di Boyle sono diversi l’uno dall’altro ma accomunati da un profondo senso di sconfitta e di inadeguatezza. Gravesend è un romanzo corale, di grande atmosfera; una storia di sogni infranti e di destini segnati. Leggetelo, ne vale la pena.
Angelo Cennamo