Il primo proiettile ha attraversato la finestra con un colpo secco, è entrato nella pancia di Gaston, ha fatto il Tour de France fra le sue trippe ed è uscito poco sotto la scapola sinistra. Poi si è conficcato nel muro
L’incipit di Les Italiens – romanzo di esordio di Enrico Pandiani, pubblicato dalla Instar Libri nel 2012 – vale da solo il prezzo del libro. Ma andiamo con ordine. Ci troviamo a Parigi, è qui che l’autore torinese ambienta le sue avvincenti trame noir. Il commissario Bruno Pennacchio della Brigata Criminale mette su una squadra di poliziotti italiani perché convinto che gli sbirri del suo Paese siano più solari, più allegri e più fantasiosi
Siamo una bella squadra. Gaston Brunazzi, Fabio Martini, Bernard Livi, Alain Servandoni, Michel Coccioni e io. Ci piacciono Brassens e gli spaghetti, ma nemmeno la choucroute ci fa schifo. Alla brigata ci chiamano les italiens. La squadra degli italiani.
Italiani sì, ma in modo strano in una maniera inventata su quel poco che sapevamo dell’Italia o sull’immagine che ce n’eravamo fatti dai film. Luoghi comuni, per lo più. Un’italianità terribilmente francese, infarcita di atteggiamenti indulgenti alla Lino Ventura e di sguardi languidi alla Yves Montand
Il romanzo si apre con una violenta sparatoria, una raffica di proiettili viene sparata contro l’ufficio della polizia da un appartamento di fronte, abitato da Océan d’Anglas, una ricca e raffinata madame che sapeva di seduzione. Muoiono sul colpo tre poliziotti e una donna.
Le indagini ruotano intorno alla figura di Moët Chamberat, pittrice transessuale il più bel travestito che avessi mai visto. Qualcuno ha rovistato nel suo studio e messo a soqquadro la sua abitazione. Era forse lei la donna che volevano uccidere? E per quale ragione? Il commissario protagonista e voce narrante della storia non ha nome, Pandiani non lo cita mai, così come i suoi interlocutori. Sappiamo che è un uomo coraggioso, senza famiglia, sensibile al fascino femminile, anche a quello borderline della misteriosa Moët. Due dei temi chiave del romanzo sono proprio l’identità sessuale e il pregiudizio. Il commissario è molto legato alle convenzioni, è un conservatore. Inizialmente fatica a comprendere che Moët è una donna vera, come le altre, che è una lei e non un lui, ma nel corso del racconto impara a rimettere in discussione le proprie convinzioni, anche sull’etica professionale e l’incorruttibilità delle Istituzioni Non ci sono certezze. Non è vero che siamo noi a controllare la nostra vita. Qualcosa può sempre andare storto. In qualsiasi momento. Lui e Moët finiscono sotto tiro, sono costretti a fuggire insieme alla ricerca di una verità scomoda e clamorosa. Rischieranno la vita e forse di innamorarsi.
Il noir italiano è un luogo di grandi suggestioni, di stili diversi e di numerosi talenti. Esiste una generazione di giallisti che sa raccontare la società contemporanea con realismo, un linguaggio pop, moderno e tagliente, talvolta estremamente crudo, e che non teme paragoni né la competizione dei colossi americani. Enrico Pandiani ne fa parte a pieno titolo. Les Italiens ha le atmosfere e le sonorità dei romanzi di Simenon e di Manchette, nel gergo si chiama “Noir mediterraneo”. Pandiani scrive in un italiano ben calibrato tra l’alto e il basso, con frasi brevi, millimetriche, ma incisive. Il romanzo scorre con un ritmo serrato, senza cali di tensione, con battute fulminanti sulla sessualità e l’amore, la corruzione e la politica. Inseguimenti, sparatorie, intimità e passione, quintali di suspance e adrenalina a mille, in una Parigi fastosa e inebriante. Viva Pandiani.
Angelo Cennamo