
Romanziere fallito, ex giornalista sportivo, ex marito, alla soglia della mezza età, nonostante tutto, Frank Bascombe è un ottimista. A bordo della sua auto se ne va in giro per il New Jersey a mostrare case in vendita a clienti assillanti e indecisi come i coniugi del Vermont Joe e Phyllis Markham. È un uomo pieno di rimpianti, Frank, col bisogno di inseguire le donne solo per tenersi tranquillo, ma da quando ha divorziato si è ripromesso che non si sarebbe mai lamentato della sua vita, sarebbe solo andato avanti e avrebbe cercato di fare del suo meglio, errori e tutto, perché “si può fare in modo che le cose vadano per il verso giusto solo fino a un certo punto“. Il “Periodo di Esistenza”, lo chiama lui, un tempo di libertà e di transizione che gli serve per riflettere e ritrovare se stesso. Bascombe è un uomo qualunque della provincia americana degli anni ‘80, l’everyman che incontriamo in mille altre storie, disilluso dall’umanità e indifferente alle vicende politiche, un professionista cinico, coraggioso, anche un po’ filosofo “Non vendi una casa a qualcuno, vendi una vita”.
Il weekend del 4 luglio è una buona occasione per trascorrere del tempo con la nuova fidanzata Sally e con Paul, il figlio quindicenne arrestato per aver rubato tre confezioni giganti di preservativi e aggredito un commesso. Paul vive nel Connecticut con sua madre Ann, monitorato dai servizi sociali e seguito da uno psichiatra. È un ragazzo fragile, segnato dal divorzio dei genitori e dalla morte prematura del fratello Ralph. La lunga gita in macchina di Frank e Paul, tra ingorghi di turisti festanti e fuochi d’artificio, si rivelerà piena di imprevisti e malinconici flashback, e avrà un finale drammatico che lascia però intravedere un futuro meno fosco.
Il giorno dell’Indipendenza è tra i romanzi più noti di Richard Ford – autore che ha raggiunto la popolarità nel 1986 con Sportswriter, opera inserita da “Time” tra i 100 romanzi in lingua inglese. Nel 1996 ha vinto due premi importanti: il Pen/Faulkner e il Pulitzer, ed è il secondo capitolo della quadrilogia di Frank Bascombe, saga che prosegue nel 2008 con Lo stato delle cose e nel 2015 con Tutto potrebbe andare molto peggio. Il non-alter-ego di Ford ha abbandonato la professione di giornalista per intraprendere quella di agente immobiliare, e ha divorziato dalla moglie. Da quel giorno sono trascorsi sette anni, ma per quanto si sforzi di guardare avanti, Frank continua a rimuginare sui propri fallimenti e a fare i conti con quel passato ingombrante che nelle ultime pagine sembra ritornare. Un romanzo sulla disgregazione della famiglia, le difficoltà dei rapporti umani, la solitudine di un uomo adulto. Vissuti dolorosi, negligenze, colpi bassi dai quali è difficile riprendersi. Ma Ford non indulge all’autocommiserazione né alla retorica del colpevolismo, come fa ad esempio il suo collega Malamud con i suoi personaggi sconfitti dall’ingiustizia e perseguitati dalla malasorte. Le trame di Ford, anche quando si caricano di riflessioni amare e di brutti ricordi come questa, sono venate di comicità e di un moderato ottimismo. Insomma, per Frank Bascombe non tutto è perduto.
Angelo Cennamo