PER LEGGE SUPERIORE – Giorgio Fontana

 

Per legge superiore - Giorgio Fontana

 

 

Roberto Doni è un magistrato milanese di sessantacinque anni, di destra, iscritto alla corrente di Magistratura Indipendente. E’ sposato con Claudia e ha una figlia, Elisa, che studia fisica negli Stati Uniti. La sua è una vita tranquilla, sobria, rigorosa, borghese, tutta casa e lavoro. Nel tempo libero, Doni ama ascoltare musica classica e fermarsi di tanto in tanto a bere un bicchiere di rosso in qualche trattoria del centro. Sempre da solo, lì in un angolino a dare un’ultima occhiata alle carte dei suoi processi, e a ricordare il tempo andato, gli amici perduti, come Giacomo Colnaghi, giovane collega ucciso vent’anni prima dalle Br. Ne ha di esperienza, Doni “Il disincanto è l’unica teoria in grado di spiegare gli esseri umani, proprio perché non fornisce consolazioni”.

Un giorno, il sostituto procuratore generale si ritrova nel suo ufficio una giovane free-lance che ha preso a cuore il caso di un operaio tunisino accusato di un crimine che non ha commesso. Khaled Ghezal quella sera era altrove, spiega la giornalista, ma non ha alibi e nessuno può testimoniare la sua estraneità ai fatti. La ragazza, con molta insistenza, convince Doni ad iniziare un’indagine parallela, fuori dalle aule del tribunale, dagli automatismi della procedura penale e dai soliti luoghi comuni sugli extracomunitari. Il magistrato si lascia condurre in posti a lui sconosciuti, nella Milano caotica e multietnica di via Padova, tra spacciatori e nordafricani che sopravvivono alla meglio come facevano tanti italiani del sud arrivati nella metropoli lombarda negli anni del dopoguerra. E’ un’altra Milano quella che sta esplorando Doni, una realtà troppo distante dalla sua, meno rassicurante e ordinata, senza privilegi né comodità. La prospettiva di via Padova cancella i vecchi assiomi, squarcia il velo delle certezze e dei tecnicismi giudiziari nei quali il magistrato aveva trovato un cinico conforto. Suo malgrado, Doni rimette in discussione le proprie convinzioni e la stessa idea di giustizia che aveva erroneamente coltivato in tutti questi anni. Cambiare il corso degli eventi è ancora possibile, ma il prezzo da pagare sarà alto.

Nel 2011 Giorgio Fontana pubblica Per legge superiore un romanzo molto intenso e carico di riflessioni etiche su temi di grande attualità: l’immigrazione, il multiculturalismo e il senso reale della giustizia. Una storia appassionante, scritta con garbo e competenza, che in alcuni passaggi finisce per incrociare la trama e i personaggi di un altro romanzo dello stesso autore Morte di un uomo felice. Storie di magistrati in trincea, di uomini perbene che non vengono meno ai propri doveri, e che non accettano compromessi. Doni, come il Colnaghi dell’altro romanzo, ha conosciuto gli anni di piombo ma anche la Milano operosa e gaudente dei primi anni Ottanta. Nei romanzi di Fontana la toponomastica milanese ha sempre un ruolo da protagonista; Fontana conduce i suoi lettori per navigli, strade e parchi del centro. Parole come immagini che raccontano di bar, di negozi, l’austerità del Palazzo di Giustizia, il rumore dei tram, lo sfrecciare delle bici. La metropoli multietnica descritta in Per legge superiore ci ricorda anche le atmosfere e l’ambientazione di un altro bel romanzo, edito sempre da Sellerio: Torto marcio, il noir di Alessandro Robecchi nel quale la comunità nordafricana si contende il mercato degli alloggi abusivi di piazza Selinunte, mentre dall’altra parte della città due uomini facoltosi vengono freddati da un killer insospettabile. Miseria e nobiltà di una letteratura giovane e vitale che ci riporta a Gadda, Buzzati e Scerbanenco.

Angelo Cennamo                           

 

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