GLI INDIFFERENTI – Alberto Moravia

Gli Indifferenti - Moravia

“Entrò Carla”

Non ha ancora compiuto 18 anni Alberto Pincherle – non ancora Moravia – quando nel letto di un ospedale comincia ad abbozzare il suo primo romanzo. L’incipit, folgorante, denota personalità. Gli Indifferenti  esce nel 1929, a tre anni di distanza da Uno, nessuno e centomila di Luigi Pirandello, a sei da La coscienza di Zeno di Italo Svevo. Nel 1921 Gabriele D’Annunzio aveva pubblicato Il Notturno, nel 1925 era uscito il capolavoro di Eugenio Montale Ossi di seppia, e di lì a poco, nel 1931, Grazia Deledda, altro premio Nobel, avrebbe mandato alle stampe Il paese del vento. La letteratura italiana negli anni ’20 del Novecento ha raggiunto picchi altissimi.

Rileggendo Gli Indifferenti – l’archetipo della produzione letteraria di Moravia, il romanzo sul quale lo scrittore romano ha plasmato anche i libri successivi, quasi tutti incentrati sul tema della noia e dell’insoddisfazione – mi è venuta in mente la contiguità di questo autore con il collega e amico Pier Paolo Pasolini. Come Pasolini, Moravia ha raccontato il disprezzo per la borghesia. Pasolini lo ha fatto accompagnando il lettore nelle periferie, nelle borgate del sottoproletariato urbano, descrivendo gli scenari dove si è consumato anche il suo tragico destino. Moravia, invece, ha attaccato e dissacrato il falso perbenismo della buona società dal di dentro, costruendo trame e personaggi che appartenevano al suo stesso mondo – oggi disperso, sfumato nella globalizzazione – dal quale ha cercato invano di liberarsi alla maniera di Dino, il protagonista de La Noia, o come sperano di fare anche Michele e Carla, i due rampolli della famiglia Ardengo al centro di questo.

La storia de Gli Indifferenti ruota intorno a pochi personaggi ed è ambientata in una Roma quasi invisibile, mai citata nello svolgimento del racconto. Tutto, o quasi tutto, accade nella villa lussuosa degli Ardengo, luogo di intrattenimento, di conversazione e di scontro, soprattutto tra l’adolescente Michele e Leo, amante di Mariagrazia e poi della giovane Carla. Leo Merumeci è un ricco uomo d’affari che si gode la vita e che può decidere liberamente le sorti della famiglia Ardengo, a un passo dalla rovina finanziaria e con un’ipoteca sulla casa. La relazione con Mariagrazia è ormai logora e senza stimoli. Leo si invaghisce della giovane Carla, oggi ventiquattrenne, che non disdegna affatto le attenzioni del quasi patrigno. Carla non è innamorata di Leo, ma sogna un’altra vita e l’amante pentito di sua madre è la sola occasione che le resta per fuggire dal quel mondo claustrofobico, infantile, di noiose ritualità e di subordinazione. Mariagrazia è gelosissima del facoltoso Casanova ma non può immaginare fino a che punto si è spinta la trasgressione di Leo. La tresca tra l’amante e sua figlia si accende con un bacio rubato dietro a una tenda, nel vestibolo della villa, per poi consumarsi definitivamente una notte, a casa di Leo. A scoprire il tradimento sarà il nemico-amico di Leo: Michele, il quale, suo malgrado e prima che la commedia si trasformi in farsa, si vede costretto dalle circostanze ad interpretare un ruolo che non gli appartiene, quello del fratello offeso che deve lavare col sangue il disonore subito.

Gli Indifferenti è una pietra miliare della letteratura italiana e non solo italiana – tra i cinque/sei libri del nostro Novecento – il primissimo romanzo esistenzialista, corrente letteraria e filosofica la cui paternità viene solitamente attribuita ai francesi Camus e Sartre. I temi affrontati sono quelli di sempre della produzione moraviana: la noia, il disprezzo per il denaro, il tradimento. Gli Ardengo sono il ritratto di una borghesia insulsa, cinica, vissuta un secolo fa, ma la storia raccontata dal giovane autore, per quanto lontana nel tempo, non smette di essere attuale, attualissima: il materialismo e l’apatia degli indifferenti Ardengo li ritroviamo ultimamente al cinema, in film come La grande bellezza di Sorrentino o Il capitale umano di Virzì. Ma anche nella stessa letteratura, in romanzi come Con le peggiori intenzioni e Dove la storia finisce di Alessandro Piperno o Il Nido di Cynthia D’Aprix Sweeney.

Angelo Cennamo

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