LUCE D’AGOSTO – William Faulkner

Luce d'agosto

Libri scritti cento anni fa che conservano la freschezza di opere contemporanee. Li chiamano classici. Luce d’agosto non è tra le opere più citate di William Faulkner ma è forse quella più rappresentativa e contemplativa del mondo che Faulkner ci ha tramandato, il profondo sud ancora selvaggio e travagliato dalla segregazione razziale. Pubblicato la prima volta nel 1932, il romanzo racconta la storia di una giovane donna dell’Alabama, Lena Grove, sedotta e abbandonata da uno scapestrato che dice di chiamarsi Lucas Burch. Lena fugge dalla casa del fratello maggiore, dove si è stabilita dopo essere rimasta orfana di entrambi i genitori, e si mette alla ricerca del padre del bambino che di lì a poco dovrà partorire. È un viaggio lungo, interminabile, a piedi e con mezzi di fortuna, attraverso strade polverose, luoghi desolati, che fa tappa a Jefferson, nel Mississippi. Qui la storia prende corpo intorno a un gruppo di personaggi indimenticabili che rinvigoriscono una trama già di per sé generosa di sentimenti e atmosfere a tinte forti. Lucas potrebbe lavorare in una segheria della città, così dicono, ma di lui non vi è alcuna traccia. Lena è una ragazza sola, a Jefferson non conosce nessuno, avrebbe bisogno di protezione e di un alloggio. A prendersi cura di lei, al punto di innamorarsene, è Byron Bunch, un operaio della segheria, quarantenne e scapolo. Byron scopre che dietro la falsa identità di Lucas si nasconde quella di un suo giovane collega assunto poche settimane prima insieme a un altro forestiero, Joe Christmas. I due fanno comunella e finiscono per mettersi nei guai per un barbaro assassinio.

Nella parte centrale del romanzo la figura di Christmas giganteggia con la sua dolorosa vicenda personale di “mezzo negro” abbandonato dalla nascita e cresciuto in un orfanotrofio. Il drammatico epilogo della parabola di Christmas è in qualche modo già scritto nel suo sangue bastardo. Christmas ricorda Coleman Silk, il professore de La macchia umana di Philip Roth, vissuto anche lui col segreto di un’inconfessabile negritudine, e finito come Joe nel tritacarne del pregiudizio razziale. A differenza del professor Silk, trascinato in un processo ingiusto ed espulso dall’università, Christmas è però realmente colpevole. Dicevo della compassione che Byron prova per Lena e dell’amore che lo porta a proporsi come suo improbabile marito e nuovo padre del bambino. Byron si confida col reverendo Hightower, altro personaggio cardine del libro, anche lui come gli altri vittima dei pregiudizi di una società bigotta, assuefatta a una religiosità di facciata, integralista e violenta. Cerca mediazioni e sostegno, Byron, ma capisce che i margini di riuscita dei suoi propositi sono fin troppo stretti. Lena si rimetterà in viaggio, da sola o in compagnia non importa “Lo sai cosa penso? Secondo me, lei viaggiava e basta. Secondo me, non le passava neanche per la testa di trovare chiunque fosse che stava inseguendo. Secondo me non ne aveva mai avuto l’intenzione, solo che a lui non gliel’aveva ancora detto”. È il dolore la traccia principale del romanzo, il dolore che avvolge le vite di tutti i suoi protagonisti, uomini e donne senza scampo, rassegnati a una condizione umana miserevole e infelice. La scrittura di Faulkner è calda, luminosa come i paesaggi del Mississippi e dell’Alabama che fanno da sfondo alle sue storie. Peccato solo che in alcuni passaggi del libro così tanta bellezza venga scalfita da una traduzione dall’inspiegabile sapore trasteverino “Lo hai detto te. Sei stato te a dirmelo” si legge, per esempio, a pagina Novantatre.

Angelo Cennamo

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2 risposte a "LUCE D’AGOSTO – William Faulkner"

  1. gira e rigira, da sempre il mondo è fatto di “ebrei erranti”, di madri single abbandonate, di figli “bastardi”. Culla per “diversi”. E più un libro è scritto bene, più l’idea di base resiste all’evolversi del tempo. Non è un mondo per donne.

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