
I ritagli di giornale, le vecchie foto, i video, i trofei ben allineati sulla mensola di fòrmica bianca di fronte al plasma ultrapiatto, guardarli distesa sul divano, con indosso ancora i leggins di licra dell’ora di pilates e una bottiglina di cedrata sul parquet, è uno dei suoi passatempi preferiti. Uno dei pochi, oltre il pilates e Instagram, da quando è nato Andrea, il secondogenito. La casa è spaziosa: 160 mq in zona Fiera. Al mutuo hanno provveduto Oscar e suo padre, il commendatore Gigi, già fondatore e affondatore del Credito Brianzolo – un crack di 80 miliardi di vecchie lire dal quale il cummenda se ne era uscito con un patteggiamento per bancarotta fraudolenta. In filiale li chiamano “the untouchables”. “Dott. Cambi, obbedisco” è il motto dei sottoposti masterizzati, così li definisce Oscar, quando con i suoi gessati grigi di Caraceni e le regimental di Marinella varca tutte le mattine alle sette la soglia della stanza n. 2 – “la grotta azzurra” indicando a Bepi, la segretaria, il foglio degli appuntamenti. Lei è Sonia Verani, 29 anni, ex reginetta di Santa Marinella, miss Liguria 2012, valletta di “Indovina chi” su Telelombardia e un quasi debutto a Striscia la notizia con Greggio e Iachetti. Di professione ora fa la fashion blogger. Dal salone di casa sua lancia abiti e accessori firmati “Sonia chic”, suggerendo ai suoi oltre tre milioni e mezzo di followers sparsi per il mondo come abbinare ai vestiti smalti, ombretti e mascara. Sonia ama cucinare piatti esotici e preparare torte al cioccolato bianco per Oscar e i suoi colleghi di lavoro che il primo giovedì del mese si radunano in casa Cambi dopo la partita di calcetto all’Holidays.
La Sonia ora vi porta un bel dolcetto. Dolcetto scherzetto? Oscar finge di non sentire la battutaccia di Sergio, Sergio Balestrieri, financial project, roba grossa. Insomma, il solito clima da vecchi compagni di scuola che si ritrovano al matrimonio del secchione. Sonia improvvisa un karaoke e fa l’imitazione di una spogliarellista. Imitazione? Fino a quando Oscar si rompe i coglioni e scioglie la compagnia fingendo di avere un fortissimo mal di testa. Chiusa la porta d’ingresso dietro l’ultimo ciao ciao, il mal di testa Oscar lo fa venire a Sonia. Per davvero. Non ce la fai proprio a trattenerti, vero? Sempre lì a sculettare come una cagna. Che esibizionista! Caro, sono un’artista io. Lo hai dimenticato? E come potrei, ci sei tu a ricordarmelo tutte le volte. Stasera sparecchio io, ho capito.
Le 23.00, i bambini dormono, la tv è spenta. Milano è avvolta in una cappa di silenzio, un silenzio buio e sinistro. Raffiche e raffiche di entropia, direbbe Franzen. Sonia raccoglie i capelli in un fermaglio e si connette con i follower di “Sonia chic” sul divano del salone. Si è gia struccata. È in t-shirt nera e pantaloncini. Oscar ciabatta verso il suo studio, l’ultima stanza in fondo al corridoio, rovistando nella patta dei pantaloni della tuta. Sbadiglia.
La lampada sulla scrivania è accesa. Avrà dimenticato di spegnerla Ingrid prima di andare via. I fascicoli però sono in ordine, le penne riposte nella lattina della Pepsi in acciaio e alabastro – regalo di Mimmo Palladino per il suo trentesimo compleanno – il cestino della carta, svuotato. Un tram sferraglia sotto la finestra. Oscar si siede sulla poltrona ergonomica di pelle scura e allunga le gambe fino al battiscopa. Poi accende il portatile. Una luce blu elettrico lo investe in pieno viso e si riflette sulle lenti degli occhiali. Inserisce la password segreta: “passwordsegreta”. Enter. Ora si chiama Aiace. Lei, Milva 42, è già lì che lo aspetta.
#Buonasera #cuoricino. #Buonasera# cuoricino. #Giocata la partita?Avete vinto? #4 a 1, con tripletta di Oscar. #Il mio campione#cuoricino. #Sei stanco? Pensavo fossi già andato a letto. #Senza dare la buonanotte al mio tesorino? Mai #cuoricino. #Tu? #Niente. Ho visto un vecchio film in tv con Robert Redford. Ti pensavo# cuoricino #Anch’io ti pensavo. Non faccio altro#cuoricino. Bello il film con Redford? Molto bello, sì. Eroi della mia generazione, tesoro. Lui, Elvis, Jane Fonda#cuoricino. Ora cosa fai? Sto conversando con il mio bel giovanottone Aiace. Il mio tesoro. Ti va di farmi un pò di compagnia? Certo, amore mio#cuoricino. Bene. Perchè non mi racconti la tua giornata? Sapessi. Solo grattacapi. Mi ci vorrebbe un bel massaggio antistress. Ma per quello ci sono io, tesoro#cuoricino. Chiudi gli occhi. Oh, mi sento già meglio, sai? #cuoricino #cuoricino.
Cosa c’è, vi fa strano che un Adone come Oscar con una moglie strafica invidiatagli da mezza Milano, e che l’altra mezza se l’è già portata a letto – a sua insaputa – la sera chatti di nascosto con una sconosciuta? Bè, pazientate un altro pò prima di sorprendervi del tutto.
Oscar! Che succede adesso. Andrea. Sta piangendo. Lo sai che si calma solo quando ti vede. “Esc”. Oscar si alza dalla sedia sbuffando. Fa un grosso sbadiglio, poi imbocca il corridoio senza fretta, barcollando tra un parete e l’altra. Ah, Oscar! Che c’è?? Quella matita rossa che prendemmo a Parigi, sai dov’è? Oscar! Noo. A quest’ora? Cercala! Sonia dà un’occhiata in giro nella stanza. Apre il cassetto centrale della scrivania, quello dove finiscono solitamente tutte le penne e gli appunti smarriti e ritrovati da Ingrid. Poi guarda nella lattina della Pepsi di Mimmo Palladino. Niente anche lì. Sonia usa le matite colorate per le sue composizioni grafiche. Le abbina a vestiti e accessori, poi scatta le foto e le pubblica sul suo profilo Instagram. Quella matita rossa, ben temperata, doppia, voleva posizionarla di fianco a un orologio colorato, col cinturino rosso. Sullo sfondo avrebbe messo due calici da champagne e una rosa. Affreschi di energia, li chiama lei. Ricorda di aver già fotografato la matita rossa per un completo da barca, un anno fa. Se almeno sapesse dove è finita quella foto. Magari potrebbe modificarla ed estrapolare dal contesto la sola immagine della matita e riciclarla. Lei è geniale in queste operazioni. Nel suo pc non c’è. Se non l’ha cancellata – e lei non cancella mai nulla – la foto non può che essere nel database del pc di Oscar. È ancora acceso. Vediamo. Bozze…Immagini…Immagini news…Foto…”Enter”. Quanta roba. Mi servirebbe il nome del file. Vattelapesca! Rossa, matita rossa, barca….Sonia chic…no…la marca della matita….Aspetta, questa la so. Milù 2…Milù 42. Sì, Milù 42.
M. 42. Trovata. Sonia stringe gli occhi. Di fronte a lei compare una macchia biancastra. Dentro la macchia, un reticolato di righe verdi. Un grafico. Sembra una mappa di Google. La Toscana. Tre mesi fa erano stati vicino Siena, nel podere di Mario, il cugino di Oscar, per la vendemmia. Tre giorni meravigliosi: sveglia all’alba, stivali, forbici, filari a perdita d’occhio. Il trattore di Nanni. Il pane fatto in casa. Quel libro di Balzac. Lei e Oscar sul letto del nonno, nudi a imboccarsi chicchi d’uva tra una scopata e l’altra. Perchè non ci trasferiamo qui? Aveva chiesto a Oscar mentre trascinavano i trolley sul vialetto di ghiaia.
Bella però. Potrei usarla per la linea autunnale. Perchè no. Ci aggiungerei a penna i nomi dei paesini, qualche disegnino. La Carta e il territorio. Ricordava di avere letto quel romanzo bizzarro di Houellebecq. Il protagonista fotografava mappe Michelin che poi personalizzava trasformandole in opere d’arte. Non sarà originale, ma quanti lo avranno letto quel romanzo?
Non ha ancora fantasticato abbastanza su quel progetto che la foto successiva le spalanca gli occhi. Cosa? Sonia ha un sussulto. Un culo? Il culo nudo di una vecchia, ingrandito, flaccido, raggrinzito nella parte alta, più giù raggrumato di pelle. Le cosce, anch’esse flaccide e livide, sono divaricate. Si intravede un ciuffetto di peli. La foto è in bianco e nero. È firmata. MILVA 42. Chi cazzo è questa? Sonia scorre tutto il database. Ci sono decine di foto. Torna sulla prima. La osserva con più attenzione. Non è una mappa. Non è la Toscana. È un piede! Artrosico. Il secondo dito smaltato per metà è accavallato sull’alluce. Quelle righe verdi non sono affluenti dell’Arno, come aveva immaginato, ma vasi sanguigni. Sonia è disgustata, si volta e vomita sul parquet. Si pulisce la bocca con un foglio bianco A 4. Strabuzza gli occhi. Riprende a scorrere le foto. Ora vede una bocca spalancata con una linguaccia. La dentatura sembra perfetta. Perfetta come una dentiera. Anche questa foto è firmata MILVA 42. Oscar ha un’amante. Ne è sicura. MILVA 42 è la sua amante. Oscar ha una relazione con una donna più grande di lui. Una quarantaduenne. Perché 42 è l’età della donna, non il suo anno di nascita, è questo che pensa Sonia.
I passi di Oscar rimbombano nel corridoio. Sonia chiude gli occhi, sta per esplodere in un urlo animalesco, un urlo che sentiranno fino ai Navigli, che farà vibrare le porte e i vetri delle finestre, che farà scattare l’allarme elettronico e così la sirena e l’urlo si sommeranno in un solo acuto assordante che sveglierà tutti, a cominciare da Andrea e Chicco nella cameretta oltre il salone, la coppia di svedesi nell’appartamento accanto, l’intera scala A, la B e la C, le suore dell’Istituto Santissima Maria Vergine di Fatima, il custode del canile municipale con tutti i suoi 200 bastardini, e Roger, il clochard che abita sulla panchina di fronte al canile.
Oscar vede Sonia seduta davanti al suo pc, gira la testa verso lo schermo, c’è il primo piano di un clitoride, enorme, floscio come un panno di daino passato su un parabrezza. Al centro, un piercing con un chiodino sottile. Oscar e Sonia si guardano. Il tempo rallenta. Le mani di Sonia si allungano sul collo di Oscar. Lui è immobile, come paralizzato. Vede la bocca di lei spalancarsi lentamente, l’urlo sta per arrivare, ci vorrà qualche secondo. Nel tempo reale è già arrivato. Sonia e Oscar sono stesi sul parquet. Lei sopra di lui. Sonia afferra un tagliacarte, lui le blocca il braccio con un morso. Bastardo! Figlio di puttana! Sei un pervertito schifoso! Nella colluttazione Oscar perde gli occhiali, il volto di Sonia ora è una macchia gialla. Giallo chiaro, poi più scuro, il giallo fluttua come i decibel del suo urlo. MILVA, pensa, sei MILVA. Chi è Milva?! Dove l’hai conosciuta? Sonia-Milva è un suono, una macchia gialla che urla, una macchia urlante. Oscar batte la testa sul pomello della sedia ergonomica, ha quasi perso i sensi. Sorride come inebetito, non sente piu l’urlo di Sonia, non sente più nulla. Solo il peso del corpo che gli sta addosso, un corpo di un metro e ottanta per settanta chili, sinuoso, atletico, ancora tonico nonostante le due gravidanze. Ora la macchia urlante è una macchia pesante, il peso morto che lo sovrasta. Oscar ha un’erezione, non gli capitava da mesi, da quella gita in campagna, nel podere di Mario, le sue mani scivolano sulle cosce nude di Sonia, sono lisce, levigate, dure, poi risalgono fino ai seni coperti dalla t-shirt attillatissima. Oscar la strappa, i seni gli cascano sul viso, lo schiacciano, sente i capezzoli lunghi e turgidi nei suoi occhi ipovedenti. Ora è completamente accecato dalla carne di sua moglie. Avverte la mano di lei sulla patta dei pantaloni. Vorrà evirarmi, pensa. Mi evirerà col tagliacarte. Lo spavento lo fa eccitare. La rassegnazione lo arrapa. Attende. Sonia infila una mano negli slip, gli afferra il membro indurito, lo stringe nel pugno e lo muove su e giù. Poi sposta con l’altra mano la sottile striscia di stoffa dei suoi pantaloncini all’altezza del pube e se lo infila dentro. La schiena si inarca in un sussulto. Spinge con violenza, l’urlo diventa gemito, Oscar la stringe su di sè afferrandole i glutei. I colpi aumentano di intensità, senza sosta, sii, grida lei, sii. Oscar pensa a una notte di sei anni fa, sul treno Parigi-Marsiglia, le due di notte, lo scompartimento era vuoto, era appena scesa una scolaresca, lui e Sonia avevano cominciato a baciarsi sui sedili, poi a toccarsi tra le gambe. Lei si era sfilata le mutandine e lo aveva trascinato con forza sul pavimento. Anche allora tutto era partito da lei. Avevano fatto l’amore lì sul pavimento del treno, stretti tra le file dei sedili, a 300 km orari, col rischio di essere visti da qualcuno e di essere denunciati. Sonia continua la sua cavalcata, è un saliscendi incessante, sembra aver dimenticato tutto, Oscar sente la lingua di lei infilarsi nella sua bocca, le lingue si mescolano in un vortice impetuoso, i denti sbattono sugli altri denti. È un tripudio di saliva e di gemiti. Oscar comincia a sudare, nella stanza ci saranno almeno 35 gradi. Il respiro diventa affannoso, stringe i glutei di Sonia. Forte. Più forte. Ora. Ora. Ora! Miiiilvaaaa!
Angelo Cennamo