PRINCIPIANTI – Raymond Carver

 

Principianti - Carver

Gli scrittori hanno bisogno dei loro editor quanto gli sportivi ne hanno dei loro allenatori, e a nessuno verrebbe da giudicare la prestazione di un nuotatore meno meritevole perché a bordo piscina qualcuno lo incita a mulinare le braccia più veloce

Lo scrive Paolo Giordano nella prefazione italiana di Principianti, la versione originale e senza tagli – oltre il cinquanta per cento tra testi e titoli – di Di cosa parliamo quando parliamo d’amore, raccolta di racconti pubblicata nel 1981, riveduta e corretta da Gordon Lish, l’editor alter ego, il Dio onnipotente al quale Carver rimase sempre devoto per non dire succubo. Quella mutilazione così profonda, invasiva, fu un duro colpo ai fragili nervi del talentuoso scrittore dell’Oregon, uscito da pochi mesi dal tunnel dell’alcolismo e per questo troppo vulnerabile per contraddire l’artefice del suo successo, l’allenatore vincente, come lo definisce Giordano, che in lui aveva intravisto le giuste qualità per lanciare sul mercato una nuova proposta editoriale di genere minimalista. Carver non arriverà a vedere la pubblicazione della versione autentica delle sue storie, ma leggendo Principianti ciascuno di noi può finalmente comprendere l’equivoco generato dall’etichetta di scrittore minimalista che gli è stata appiccicata addosso forse con troppa disinvoltura. Carver non era un minimalista, era un “precisionista”.

Principianti è un insieme di trame che raccontano le difficoltà della coppia, l’utopia di resistere al logoramento del tempo e della noia, mariti e mogli arrivati alla fine di qualcosa, come Holly e Duane in Gazebo. Il più delle volte è l’alcol il tema trainante delle storie: una delle parole più ricorrenti nelle short stories di Carver è “birra”; tutti i personaggi ne hanno una scorta in frigo. In Dì alle donne che usciamo Bill e Jerry, una domenica pomeriggio, lasciano le rispettive mogli a casa per andare ad ubriacarsi in un bar. Uscendo, vedono due giovani ragazze in bicicletta, le inseguono, provano ad abbordarle, ci riescono, ma la conclusione di quell’incontro sarà tragica. L.D. di Un’altra cosa viene cacciato di casa dalla moglie e da sua figlia proprio perché il vizio di bere lo ha reso insensibile e violento. In altri racconti è il tradimento a rovinare il matrimonio. Ne L’avventura un padre e un figlio si rivedono dopo molti anni in aeroporto. Il padre vuole per forza raccontare al figlio la storia del suo divorzio per togliersi dalla coscienza un peso diventato ormai insostenibile. Il marito della sua amante, racconta il vecchio, era arrivato a suicidarsi per il dispiacere causato da quella relazione clandestina. Nei racconti di Carver c’è sempre un prima e un dopo non detti. Carver arriva al centro e coglie particolari e dettagli apparentemente insignificanti, ma è la sua forza, il suo tratto originale e accattivante. Il giovane padre di Distanza rinuncia a una battuta di caccia per rimanere vicino alla moglie e alla figlioletta che durante la notte non si è sentita bene. Dopo una lite furibonda, tra i due sembra essere tornato il sereno, ma col tempo, scrive l’autore nelle ultime righe, le cose cambieranno: lui incontrerà altre donne, lei avrà un altro uomo. Non lo vediamo ma sappiamo che accadrà. Il racconto che dà il titolo alla raccolta è un vero gioiello di tecnica descrittiva, una delle cose migliori scritte da Carver per intensità, bellezza dei dialoghi e impianto narrativo. Una versione moderna del Simposio di Platone. La conversazione a cuore aperto tra due coppie di amici diventa lo spunto per interrogarsi ed interrogare i lettori sul significato della parola “Amore”. Di cosa parliamo quando parliamo d’amore? Secondo me, dice uno dei protagonisti, siamo tutti nient’altro che principianti, in fatto d’amore .  Ho deciso: voglio imparare a scrivere come Carver.

Angelo Cennamo

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