
Melania G. Mazzucco – romana, figlia di Roberto Mazzucco, anch’egli scrittore – si era già imposta all’attenzione del grande pubblico e della critica nel 2003, vincendo il premio Strega con Vita, romanzo apprezzato e tradotto in molti paesi del mondo – il New York Times lo inserì tra i dieci libri dell’anno, l’unico non in lingua inglese. Nel 2005 la Mazzucco bissa il grande successo ottenuto due anni prima con Un giorno perfetto, una storia dalle tinte noir che prende il titolo da una nota canzone di Lou Reed – di canzoni in questo libro ne vengono citate parecchie – e che racconta una tragica giornata di maggio vissuta da alcuni personaggi, tutti in qualche modo interconnessi tra loro per ragioni familiari o professionali.
Al centro del romanzo, la famiglia di Antonio Buonocore, agente di Polizia e caposcorta di un deputato di destra, Elio Fioravanti, impegnato in una complicata campagna elettorale. Emma, la moglie di Antonio, uomo geloso, manesco e mentalmente disturbato, ha ottenuto la separazione dal marito ed è tornata a vivere da sua madre con i due figli Valentina e Kevin. Emma ci viene descritta come una donna coatta, sensuale, dal corpo sinuoso e traviato, con occhiaie da ninfomane e una pelliccetta sintetica, appariscente, che la fa sembrare appena uscita da un bordello. Da ragazza aveva fatto la corista e frequentato squallidi pianobar. Per sbarcare il lunario, oggi lavora in un call center e si lascia aiutare dalla madre, sperando che la vita le riservi tempi migliori. Del resto, alla soglia dei quarant’anni, si è ancora giovani. La periferia romana distratta e degradata, sull’orlo della mafia capitale che sarebbe arrivata qualche anno più tardi, e che fa da cornice alla grigia esistenza di Emma, è molto diversa dal quartiere Parioli, dove si svolge l’altra parte della storia, quella che vede come protagonista il nucleo familiare di Elio Fioravanti. L’onorevole è un brillante avvocato, sposato in seconde nozze con Maja, giovane e colta Audrey Hepburn della Roma bene, già annoiata e senza amore per quell’uomo che dedica tutto il suo tempo alla professione e alla politica. Dopo la nascita di Camilla il matrimonio di Maja può dirsi già finito. Il primo figlio di Elio, Aris, detto Zero – l’anarco-comunista, il punkabbestia che scalda la sedia a giurisprudenza e che se ne va in giro a seminare bombe ai McDonald’s – è poco più giovane di lei. Tra i due serpeggia uno strano feeling che rischia di degenerare in qualcosa di più profondo. Sono donne e uomini frustrati, diversamente infelici, i personaggi di questa storia racchiusa in sole ventiquattr’ore, angoscianti, tese ed interminabili. Infelici gli adulti, ma anche i bambini. Valentina Buonocore ha quattordici anni, vive con disagio la separazione dei propri genitori. Odia la madre Aveva ragione papà. E lei ci ha portato via. Che puttana, scrive nel suo diario segreto. Suo fratello Kevin, il ragazzino goffo e strabico, la puzzola, è inconsapevolmente fidanzato con Camilla, la figlia dell’onorevole, sua compagna di scuola. La festicciola organizzata per il suo compleanno a Palazzo Lancillotti, ai Parioli, alla quale il secondogenito di Emma è ospite (quasi) indesiderato, diventa il preludio della tragedia che conclude la tormentata giornata del libro. Cala la notte e le singole trame dei protagonisti, ai quali si aggiunge Sasha – il professore omosessuale di Valentina che attende invano di festeggiare fuori Roma l’anniversario col suo amante famoso, sposatissimo – si ricompongono fino ad arrivare inesorabilmente a toccare il fondo. Non c’è scampo. Per nessuno. Melania Mazzucco scrive come le brave autrici americane, ha talento da vendere, e questo libro, drammatico, tetro e viscerale, dall’impianto narrativo perfetto come il suo titolo, la consacra tra le migliori scrittrici italiane.
Angelo Cennamo