
Con Massimo Carlotto la geografia del noir ci porta nel nord est, in quel di Padova. Marco Buratti, ex cantante di blues e frontman degli Old Red Alligators, ha scontato sette anni di detenzione per un reato che non ha commesso. Oggi svolge piccole indagini per quei legali che hanno bisogno di entrature nel mondo della malavita. Di delinquenti Marco ne ha conosciuti tanti, a cominciare da Beniamino Rossini, noto rapinatore milanese al quale il bluesman chiede aiuto tutte le volte che deve risolvere un caso complicato. Buratti è un personaggio borderline, si muove in uno spazio neutro, sul crinale di un’illegalità più o meno giustificata dal lieto fine, e Beniamino è il suo braccio armato, la sua coscienza sporca. La verità dell’Alligatore è il secondo romanzo di Carlotto, il primo della fortunata serie di Marco Buratti. Un’avvocatessa sta cercando disperatamente un suo cliente scomparso. L’uomo, in regime di semilibertà dopo essere stato condannato ingiustamente negli anni Settanta per l’omicidio di una donna, si ritrova ora implicato, suo malgrado, in un secondo delitto. Per gli inquirenti il caso è già chiuso, ma da un misterioso dettaglio Buratti capisce che esiste un’altra verità. La storia raccontata da Carlotto ha molti tratti della sua biografia: un grosso errore giudiziario, l’ingiusta detenzione, il riscatto, che nel romanzo tuttavia non è affatto consolatorio. Il Buratti di Carlotto è un personaggio vero, che buca la pagina, è un uomo deluso e disincantato come il Rocco Schiavone di Manzini, ma di tutt’altra pasta rispetto al vicequestore romano. Buratti è un musicista, ha una sensibilità diversa, e un indole ormai corrotta dall’esperienza del carcere. Nulla tornerà come prima, sembra volerci dire l’Alligatore quando sfida la sorte al fianco di Rossini, ma qualcosa di buono e di giusto per cui battersi ci sarà sempre. Nonostante tutto, Buratti è un eroe romantico, amante della buona musica e del calvados Puoi togliere il blues dall’alcol ma non l’alcol dal blues. È la frase più bella del libro, una frase che ti resta dentro per sempre. Il guizzo del fuoriclasse.
Angelo Cennamo