L’ESTATE DEGLI INGANNI – Roberto Perrone

 

 

 

L'estate degli inganni - Perrone

 

Nel primo episodio lo avevamo lasciato alle prese con una brutta storia nata negli anni di piombo. Il tragico destino di suo fratello Napoleone intrecciato a quello del brigatista Petri, chi lo avrebbe detto. Ora Annibale Canessa, l’ex colonnello dei carabinieri e simbolo della lotta al terrorismo uscito dalla penna di Roberto Perrone, sposta il tiro su una vicenda internazionale che coinvolge nientemeno che il dittatore libico Gheddafi, tre ex ministri della prima Repubblica italiana e il Mossad. Un mix esplosivo – è il caso di dire – che ci riporta a un fatto realmente accaduto: “la strage alla stazione” – così la indica l’autore omettendo il luogo (Bologna) e la data ( il 2 agosto del 1980).

Il romanzo si apre con Canessa in pellegrinaggio in Israele con la vedova di suo fratello e la nipotina. Un funzionario dei Servizi lo avvicina e gli consegna una busta con dentro una clamorosa rivelazione. La fama di “Carrarmato Canessa” ha varcato i confini nazionali e per quanto sia ormai fuori dal giro, nessuno meglio del carabiniere eroe può sbrigare questa faccenda, delicatissima e per molti anni seppellita nel caveau di una banca svizzera.

Ultimamente Canessa era ritornato in Liguria, nella baia di San Fruttuoso, a godersi il mare e a gestire il ristorante della zia con la sua giovane fidanzata Carla Trovati; di quella rogna ne avrebbe fatto volentieri a meno. Ma per uno come lui che ha trascorso la vita a schivare proiettili e ad inseguire i latitanti più pericolosi, resistere al richiamo di certe avventure è come per un giocatore di poker rinunciare all’ebrezza del tavolo verde. E allora si ricomincia. Canessa riserra i ranghi con i soci di sempre: il maresciallo in pensione Ivan Repetto, suo braccio destro, la sua ombra, e il miliardario annoiato Piercarlo Rossi detto “Il Vampa”. Con loro, una serie di altri personaggi più o meno minori, agganci, ex informatori, vecchi amici, e l’immancabile Prefetto Calandra, l’alto funzionario dei Servizi che ama le belle donne e gli abiti griffati, la famosa “rete Canessa” che negli anni Settanta ha supportato il bel colonnello nelle sue pericolose scorribande facendogli conquistare gloria ed onori.

L’informativa del Mossad porta il protagonista in un paesino sulle Alpi bavaresi. È qui che inizia la pericolosa missione di Canessa, la lunga indagine che, tra depistaggi e dolorosi addii, dovrà ristabilire la clamorosa verità sulla “strage alla stazione” in quella calda Estate degli inganni.

Con questo romanzo Perrone si conferma tra gli scrittori più interessanti della letteratura italiana contemporanea, per certi versi, l’iniziatore di un filone crime che pone al centro della narrazione la nostra storia recente, le sue trame oscure, misteri sui quali la cronaca e la magistratura non sempre sono riuscite a fare chiarezza. L’Italia può sopportare tutto, tranne la verità è la frase più bella scritta da Perrone nel libro, la frase che spiega meglio di ogni altra il senso di questa storia, avvincente e misteriosa fino all’ultima pagina, interpretata e declinata dall’autore con il giusto ritmo e con parole sempre misurate, con frasi millimetriche, talvolta venate di humor o malinconico disincanto. Il taglio veloce, diretto, quasi giornalistico della prosa tradiscono la prima esperienza nel campo della scrittura: per molti anni Perrone ha raccontato di sport, di viaggi e molto altro come inviato del Corriere della sera. Senza voler scomodare un paio di suoi più noti predecessori in via Solferino, Buzzati e Pasolini, Roberto Perrone, alla soglia della terza età, sembra destinato ad una brillante carriera di romanziere noir.

Angelo Cennamo

 

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