HONKY TONK SAMURAI – Joe R. Lansdale

 

Honky tonk samurai - Lansdale

 

Della versatilità di Joe R. Lansdale, scrittore texano capace di spaziare tra più generi letterari, dal pulp al western, dall’horror al noir, dal fantasy al thriller, sempre con la stessa competenza, la stessa maestria, senza mai annoiare la vasta platea di lettori che lo segue ormai in ogni angolo del mondo, ne abbiamo ampiamente scritto su questo blog.

Hap Collins & Leonard Pine, la coppia di investigatori più stravagante della letteratura – Hap bianco, progressista, moderato, Leonard nero, omosessuale e dai modi rozzi – sono probabilmente l’invenzione più geniale di Lansdale, e i  romanzi che raccontano le loro disavventure, sempre frizzanti, pirotecniche, ai limiti della realtà, possiamo annoverarli tra quelli di maggiore successo della sua corposa produzione artistica. Honky tonk samurai – che nella versione italiana, grazie al cielo, conserva il titolo originale oltre che pregiarsi di una spassosissima copertina firmata da Zerocalcare – esce nel 2015 e subito schizza in vetta alle classifiche dei libri più venduti. Con le sue 425 pagine è, almeno fino ad oggi, il capitolo più lungo della saga, e forse quello con i maggiori stravolgimenti nella trama. La vita dei due amici è infatti molto cambiata. Il loro vecchio datore di lavoro, il mitico Marvin Hanson, è stato reintegrato nei ranghi della polizia ed ha ceduto l’agenzia di investigazioni a Brett, l’affascinante infermiera dai capelli rossi che ha fatto perdere la testa ad Hap. Il cast, di per sé già favoloso, si arricchisce di due new entry: la cagnolina Buffy – a proposito, chi è particolarmente scorbutico o violento con gli animali domestici vada a leggersi a pagina 12 cosa potrebbe capitargli se un giorno dovesse imbattersi in due tipacci come Hap e Leonard – e Chance, la figlia sconosciuta di Hap “Credo proprio di volerle bene, e vorrei tanto che fosse mia figlia. Anche se sa più cose su James Joyce di quante ne vorrò mai conoscere io”.

Siamo come sempre nell’East Texas, più che una regione un luogo dell’anima, come dirà lo scrittore in una recente intervista sull’Espresso al suo fan italiano numero uno: Gianni Cuperlo. Una donna anziana, molto arzilla e dalla lingua tagliente, chiede ai due investigatori di ritrovare la nipote, scomparsa cinque anni prima dopo aver ripulito la sua cassaforte. La ragazza, una giornalista carina e piuttosto spregiudicata, aveva cominciato a lavorare in una concessionaria di auto di lusso che, sotto banco, ai clienti più esigenti, offriva ben altri servizi. Dove l’ho letta una storia simile, mm, aspetta, non sarà per caso Di rabbia e di vento di Alessandro Robecchi? Fin dalle prime battute, Hap e Leonard si ritroveranno in un mare di guai e finiranno per scontrarsi con un’organizzazione malavitosa potentissima nell’orbita della quale si muovono personaggi ferocissimi ed insospettabili: una banda di motociclisti “Gente tosta, teste di cazzo con le ascelle sudate, il naso rotto e una svastica tatuata sulla nuca” e la figura misteriosa del Distruttore, un killer spietato che evira le sue vittime. Ne viene fuori una storia come sempre avvincente, comicissima e con insoliti momenti di tenerezza. La vulgaris eloquentia di Joe R. Lansdale, mutuata un po’ dai fumetti, un po’ dal cinema, a metà strada tra Tex Willer e Quentin Tarantino, non perde un colpo, il ritmo è serrato, i dialoghi perfetti, le battute fulminanti secondo uno schema ormai collaudato, le metafore originali e spiazzanti “Non sarà mai un sorriso sdentato a farci vergognare di ridere”. Lunga vita ad Hap & Leonard. Lunga vita a Joe R. Lansdale.

Angelo Cennamo

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