IN FONDO ALLA PALUDE – Joe R. Lansdale

In fondo alla palude - Lansdale

“Un tempo le notizie non viaggiavano come adesso. Non allora. Non erano diffuse dalla radio né dai giornali. Non nel Texas orientale. Era diverso: ciò che succedeva in una contea, spesso restava affare di quella contea”

Siamo negli anni Trenta, gli anni più difficili della storia americana, gli anni della Depressione. Gli Stati Uniti sono flagellati dalla peggiore crisi economica che si ricordi. Miseria e disoccupazione spingono tante famiglie a emigrare verso Nord o sull’altra costa, nella più ricca California. Harry e la sorellina Tom abitano fuori città, in una  casetta bianca di tre stanze, in mezzo a un bosco, vicino al fiume Sabine. È un luogo selvaggio, ostile, ma ricco di fascino e di credenze popolari come la leggenda dell’Uomo Capra, una misteriosa figura metà capra e metà uomo che vaga di notte nei boschi come un’anima dannata. La voce narrante della storia è quella di Harry, oggi ottantenne, chiuso in una casa di riposo. Una sera, nel bosco vicino casa, lui e Tom, mentre sono alla ricerca di un luogo dove seppellire l’amato cane Toby, trovano il corpo martoriato di una donna di colore. È il primo di una serie di altri corpi, tutti assassinati e torturati con le stesse modalità. La notizia comincia a diffondersi in ogni angolo della contea tra l’indifferenza di molti: a chi interessa la morte di una negra? A incaricarsi dell’indagine è Jacob, il padre dei due fratellini, barbiere di professione ma all’occorrenza anche poliziotto locale. Jacob è un uomo onesto e rispettoso della comunità nera. La sua educazione democratica, fin troppo progressista per i tempi e soprattutto per quei luoghi popolati da gradassi e violenti razzisti, non giocherà a suo favore. Il barbiere poliziotto viene infatti accusato di essere troppo amico dei negri. In una delle scene più intense del romanzo, quella dell’autopsia praticata al cadavere della prima donna ritrovata, Jacob si scontra con uno dei medici legali, il rozzo dott. Stephenson, convinto che ad assassinare la donna sia stato uno sporco negro come lei. Non c’è altra spiegazione. Una vicenda da archiviare presto, dunque, un’inutile rogna che sottrae tempo a faccende ben più importanti da sbrigare. Il piccolo Harry, che assiste al violento alterco di nascosto, arrampicato in cima ad un albero, ha modo di saggiare il coraggio di suo padre e di riconoscersi in quella sensibilità, quella  intransigenza così inconsueta. Harry si sente coinvolto nella storia di quei delitti efferati e misteriosi – lo sarà fino alla fine del racconto – se non altro perché sono stati lui e Tom a ritrovare il primo cadavere. Il rapporto tra padre e figlio è uno dei temi centrali del romanzo, tra i migliori sotto ogni aspetto – trama, scrittura, stile – della robusta produzione di Lansdale. Jacob ama suo figlio, lo rispetta, lo ascolta, dialoga con lui da pari a pari. Altrettanto Harry, che per suo padre ha una sorta di venerazione.

In fondo alla palude non è solo un ottimo thriller – il migliore degli ultimi vent’anni, scrive Niccolò Ammaniti sulla copertina – ma anche un romanzo di formazione, Lansdale ne ha scritti diversi, un’appassionante storia d’amore, un libro che parla di razzismo e di mescolanze inconfessabili. Il segreto che il poliziotto Red porta dentro di sé, ci ricorda la vicenda di Coleman Silk, il protagonista de La Macchia umana di Philip Roth, il professore universitario che nasconde a tutti di essere nero. Altro personaggio perfettamente disegnato dall’autore è la nonna dei due ragazzini, donna battagliera, appassionata di libri gialli, che guida l’automobile, mastica tabacco, va a pesca brandendo un fucile, e che gioca fare il detective con i due nipotini. E’ il solito meraviglioso Texas di Joe Lansdale, un luogo dell’anima, una perfida terra di Dio divisa in due dalla “sottile linea scura” del male.

Angelo Cennamo

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