
Che si tratti di un’avventura di Hap e Leonard o altro, le trame di Joe R. Lansdale ci tengono sempre di buonumore. Una forza creativa, multiforme, inesauribile, quella dello scrittore texano, che mescola al meglio i linguaggi pop, dando vita a una giostra di suggestioni che trascinano i lettori in luoghi che esistono, reali, ma che nel contempo sono del tutto immaginari. Sentimenti, corpi, auto, case, animali feroci o scoiattoli, ogni cosa ha contorni nitidi. I libri di Lansdale sono colorati come i film dei supereroi della Warner Bros. Quanto Lansdale debba a un genio come Stan Lee è presto detto: è il fumetto il propellente delle sue narrazioni; bang, smack, poff, boom, l’onomatopeica della rissa e del salvataggio fa da corollario a storie avvincenti, scritte con la giusta leggerezza ma che leggere non sono.
Dorothy Sherman, per tutti Dot, ha diciassette anni e vive in una roulotte con sua madre, la nonna, un fratellino più piccolo “Divoratore di Caccole”, e una sorellastra maltrattata dal compagno. Suo padre, una mattina di cinque anni prima, era uscito di casa per comprare le sigarette e non è più tornato. Per sbarcare il lunario, la ragazza serve sui pattini in un Drive-in della zona. Siamo nel Texas orientale, è qui che Lansdale colloca tutte le sue trame; luoghi malfamati dove violenza e razzismo la fanno da padroni. Il destino di Dot sembra segnato, la sua è una vita di soli sacrifici, misera, ma Dot la affronta a rotta di collo, senza arrendersi né soccombere. Le cose cambiano quando sbuca fuori dal nulla un tale che si presenta come lo zio Elbert, un ex galeotto, apparentemente un uomo inaffidabile, ma che nel corso del racconto si rivelerà il più saggio della famiglia. Io sono Dot è un romanzo divertente, come nella tradizione di Lansdale, scritto con la solita levità dietro la quale però si nascondono temi seri, impegnativi: la povertà, l’abbandono, la speranza, il sogno. La voce narrante è femminile come in un altro bel romanzo di qualche anno prima: Tramonto e polvere. Chi conosce questo mestiere sa che non si tratta di un semplice dettaglio: è una prerogativa dei grandi novelist quella di saper immedesimarsi in protagonisti di un altro sesso, per giunta adolescenti. Capita di rado. Di rado come ritrovarsi a Salerno insieme a uno dei maggiori romanzieri americani. Ho scritto di questo libro poche ore dopo aver incontrato Lansdale, fatto due chiacchiere con lui e avergli esibito la mia copia di Io sono Dot perché me la autografasse: “To Angelo – Joe R. Lansdale”. Perfetto.
Angelo Cennamo