
Scrivere di Michael Chabon su un blog che porta il nome di un suo romanzo fa sempre un certo effetto. Wonder boys uscì nel 1995; dal libro fu tratta anche una versione cinematografica diretta da Curtis Hanson, con Michael Douglas e Tobey Maguire, e con le musiche – udite udite – di Bob Dylan. Wonder boys è il titolo del romanzo al quale lo scrittore Grady Tripp da sette anni non riesce a dare una conclusione. Lui e Terry Crabtree, il suo editore omosessuale, si sono conosciuti da giovanissimi a un corso di scrittura superato da entrambi con un imbroglio. Da allora di acqua sotto i ponti ne è passata: tre libri di successo, un premio prestigioso e una cattedra all’università. Tripp non ha di che lamentarsi. Altrettanto movimentata può dirsi la sua vita privata, condita di droghe leggere, sesso sfrenato, tre matrimoni e un’amante che di mestiere fa il rettore dell’università. La sua università. La storia raccontata da Chabon parte dal blocco di Tripp sulle duemilaseicento pagine che dovrebbero formare il suo quarto romanzo, e si sviluppa in un arco temporale relativamente ristretto, durante il quale al protagonista accade praticamente di tutto, dall’uccisione di un cane al furto di un cimelio appartenuto nientemeno che a Marilyn Monroe. Una delle figure centrali del racconto è James Leer, un giovane studente di Tripp, ragazzo di grande talento, fissato con il cinema e molto depresso. Come Tripp e tutti gli altri protagonisti – da Emily, la moglie tradita, a Sara, l’amante che confida allo scrittore di aspettare un figlio da lui – anche il ritrovato Crabtree sta attraversando un momento difficile: l’azienda dove lavora potrebbe licenziarlo da un momento all’altro. Sono degli infelici i protagonisti di Wonder boys, uomini e donne alla disperata ricerca di un approdo, di qualcuno che li salvi. Grady Tripp, la cui figura è ispirata a quella del leggendario Chuck Kinder, scrittore e amico fraterno di Raymond Carver, oltre che maestro di scrittura di Chabon, è un uomo profondamente solo. La sua unica famiglia è quella di Emily, la terza moglie dalla quale sta per divorziare. La giornata burrascosa trascorsa a casa del suocero in occasione della Pasqua ebraica, con i parenti di lei e con James Leer al seguito, è uno dei momenti salienti del libro. Tra Grady e Irv c’è un rapporto di profondo affetto, rispetto reciproco, complicità. Irv sa che quella riunione sarà l’ultimo convivio, che il matrimonio di sua figlia è destinato a finire. Pagine di grande tenerezza. Ma da qui la storia si trasforma in un vortice grottesco di sbornie, andirivieni, follie, disavventure di ogni genere che avvicinano la narrazione al capolavoro di Kerouac. A un tratto, i protagonisti, senza nessuna eccezione, sembrano andare alla deriva, e nel libro si avverte una sensazione di incompiutezza e di imperfezione, specie nel finale. Non saprei dire se questa smarginatura, come la chiamerebbe Elena Ferrante, sia stata voluta dall’autore o sia capitata per caso. Ad ogni modo, è la sola nota dolente di un’opera nel complesso magnifica, divertente, indimenticabile,
Angelo Cennamo
Recensione splendida per un libro che ho appena segnato tra quelli da acquistare. Grazie! Ti rebloggo con vero piacere!
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Grazie
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