CANCELLAZIONE – Percival Everett

CANCELLAZIONE - Percival Everett

Percival Everett è uno scrittore afroamericano non abituato a esprimere indignazione sociale. È un ruolo che non gli appartiene e che lascia volentieri ad altri: Toni Morrison, Colson Whithead, Paul Beatty e via discorrendo. Everett non scrive per testimoniare né per denunciare discriminazioni razziali. Sa di avere i capelli ricci, la pelle marrone, il naso largo, ma alla razza non c’ha mai creduto. Percival Everett vuole essere uno scrittore. Punto. Nella finzione del romanzo, Everett è Thelonious “Monk” Ellison, scrittore afroamericano radical chic laureatosi ad Harvard, che vive “nei turbini dell’astrattezza” e scrive romanzi di nicchia, illeggibili, noiosi: rielaborazioni di Euripide e parodie dei poststrutturalisti francesi, romanzi poco realistici, lontani dai problemi dei neri. Ma Monk è una stramba eccezione anche dentro la sua famiglia, composta di soli medici: suo fratello Bill è un chirurgo plastico sposato con figli, ma gay. Sua sorella Lisa fa la ginecologa in un ambulatorio di frontiera e ha divorziato dal marito. Medico lo era anche il padre, che nel corso del racconto, scritto in prima persona e strutturato come un diario, compare nell’album dei ricordi di Monk come un genitore saggio, comprensivo, particolarmente affezionato al figlio scrittore, e con qualche peccato di gioventù destinato ad allargare lo stato di famiglia. Monk si muove tra due fronti: deve prendersi cura della madre ammalata di Alzheimer – Everett è abilissimo nel dare voce e corpo alla signora Ellison, nel raccontare la sua sbadataggine, i vuoti di memoria, le dolorose sfumature della malattia – e convincere il suo editore a pubblicare il nuovo romanzo, illeggibile come i precedenti. Di fronte all’ennesimo rifiuto, Monk ha un’idea geniale: mette da parte il manoscritto al quale ha lavorato per anni, e con uno pseudonimo, in poche settimane, scrive un libro pieno di luoghi comuni sui neri, di volgarità, e lo intitola “Cazzo”. Un’apoteosi. Se non avete mai letto nulla di Percival Everett, cominciate da Cancellazione e ne apprezzerete tutte le sue doti migliori: la grande cultura, l’eleganza della prosa, l’ironia, la vena postmoderna, la struttura che si scompone e si ricompone nel corso della narrazione, lo spessore filosofico che viene fuori anche nei passaggi più leggeri della trama, l’umanità, l’originalità nella forma e nei contenuti. Leggendo della famiglia Ellison mi sono venuti in mente i fratelli Lambert de Le correzioni di Jonathan Franzen, ma anche I ragazzi Burgess di Elizabeth Strout: gli stessi conflitti, le stesse gelosie, lo stesso legame solido e invisibile. Cancellazione è un libro sui cliché nei quali la cultura di massa ha segregato per la seconda volta i neri, ma anche un divertente j’accuse rivolto a tanti scrittori di colore che sugli stereotipi hanno costruito le loro carriere.

Angelo Cennamo

       

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