IL TERMINE DELLA NOTTE – John D. MacDonald

 

IL TERMINE DELLA NOTTE - John MacDonald

Che John MacDonald sia uno degli scrittori più amati da Stephen King lo si capisce leggendo l’incipit de Il termine della notte – romanzo del 1960, in Italia pubblicato da Mattioli 1885 con la traduzione e l’introduzione di Nicola Manuppelli – in un penitenziario, dei secondini provano a far funzionare la sedia elettrica usando un pupazzo. La stessa scena, quasi identica, King l’ha riscritta in uno dei suoi libri più celebri: Il miglio verde. MacDonald non si perde in chiacchiere, racconta storie dolorose e lo fa con poche parole, misurate, laceranti, potenti come macigni. Il ritmo è cinematografico e le immagini scorrono sulle pagine deliziando i lettori. Il termine della notte è un libro polifonico che racconta a ritroso la parabola di un “branco di lupi”, tre uomini e una donna – Nanette Koslov, Kirby Stassen, Robert Hernandez e Sander Golden – condannati e giustiziati lo stesso giorno per una serie di reati: furti, rapimenti, stupri e omicidi. Le voci narranti sono quelle di un secondino, dell’avvocato dei quattro, e di uno dei condannati a morte. “Sono il genere di persone che rendono complicato il mestiere della polizia…agiscono senza alcun criterio logico o ragione o piano”. Tra i protagonisti si staglia la figura di Kirby, giovane studente che abbandona l’università pochi mesi prima della laurea per avventurarsi a New York.  Kirby è un personaggio inquietante e riuscitissimo. La sua trasformazione da ragazzo perbene a criminale spaventa e dà forza, incisività alla trama. Come il Meursault di Camus, Kirby oltrepassa la linea sottile che separa il bene dal male e diventa assassino per caso “Furto d’auto, stupro, rapimento, omicidio. Erano parole enormi. Non riuscivo a renderle reali nella mia testa. Erano cose che pensavo facessero altre persone, non io”. Sei anni prima di A sangue freddo di Truman Capote, MacDonald ci regala una storia implacabile, senza speranza né redenzione. Pagine indimenticabili come quelle di Cape fear, forse il romanzo più conosciuto di quest’autore che ha segnato la storia del crime e indicato una direzione a tanti suoi colleghi.

Angelo Cennamo

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