
“Io non ho una casa, solamente un’ombra, ma tutte le volte che avrai bisogno d’un’ombra, la mia ombra è tua”.
Da questa citazione tratta da “Sotto il vulcano” di Malcolm Lowry prende le mosse l’ultimo libro di Edoardo Nesi, scrittore toscano già vincitore del premio Strega con Storia della mia gente, e traduttore, tra l’altro, di Infinite jest, romanzo cult di David Foster Wallace “La cosa più difficile che ho fatto nella mia vita”. Nesi ha scritto una commedia divertente con pochi personaggi, ambientata tra le colline fiorentine e Milano. I protagonisti sono uno scrittore di successo che ha pubblicato un solo romanzo venticinque anni prima (Vittorio Vezzosi), e il suo giovane assistente (Emiliano De Vito, detto Zapata). Nell’eremo di campagna nel quale Vezzosi si è rintanato col suo maggiordomo di colore, il tempo sembra essersi fermato agli anni Ottanta e Novanta. Vezzosi è un nostalgico, vive di ricordi, combatte la solitudine con vini d’annata e cocaina, e con falsi pretesti continua a rimandare la consegna del manoscritto del suo ultimo libro ( ma esiste per davvero?). Emiliano – voce narrante del romanzo – è un ragazzo goffo, senza nessuna esperienza, incapace di vivere come vivono gli altri. In tasca ha una laurea in Lettere Antiche presa con 110 e lode, ma non sa che farsene. Il viaggio a Milano, dove Vezzosi è attesissimo per parlare ad una fiera sugli Anni Ottanta, sarà per i due l’occasione per mettersi a nudo e confessarsi sogni, debolezze, amori interrotti. E’ questa la parte più interessante del racconto. Nesi ci regala un On the road in salsa italiana. Vezzosi ed Emiliano partono con una vecchia Jeep senza sportelli e parabrezza; è un viaggio fuori dal tempo che ci riporta a quello di Marty McFly e Doc Brown in Ritorno al futuro. Ai due capiterà di tutto, arriveranno perfino a scambiarsi i ruoli, con il nerd che darà suggerimenti all’uomo di mondo. Vezzosi non vede l’ora di ritrovarsi a Milano, ma i libri e il successo hanno poco a che vedere con quella destinazione. Siamo alle battute finali, le ultime trenta pagine sono commoventi, le migliori di questo romanzo denso di riflessioni sul passato – “Il vecchio è meglio del nuovo”, dirà uno dei personaggi – sul mondo dei social, la buona letteratura (Foster Wallace ritornerà), sull’amore.
Angelo Cennamo