IL COLIBRI’ – Sandro Veronesi

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Leggendo la storia di Marco Carrera, l’oculista fiorentino soprannominato Il colibrì perché fino ai quattordici anni cresceva piccino, più basso dei suoi coetanei, la mente corre ad un altro personaggio di Sandro Veronesi, il più riuscito della sua spessa produzione letteraria: Pietro Paladini. E’ il destino di tutti gli scrittori che hanno alle spalle un capolavoro ineguagliato, osannato, citato, copiato, accaparrato dal cinema, e che inevitabilmente diventa termine di paragone per ogni altro libro successivo. La lista è lunga, da Dave Eggers ad Aldo Busi. Caos calmo ha marchiato a fuoco Veronesi, catapultandolo sull’olimpo dei romanzieri italiani. Attendersi qualcosa di meglio o alla stregua di quel racconto prodigioso, denso di tenerezza, introspezione, comicità, sarebbe stato troppo. Con Il colibrì Veronesi però ci ha restituito se non altro il clima della sua opera migliore. È una storia borghese quella di Marco e delle donne che gli girano intorno: la moglie, l’amante, la sorella, sua figlia, legata a lui da un filo invisibile, lo stesso ma diverso che spingeva Pietro Paladini ad accamparsi davanti alla scuola della sua bambina. Il lutto, lì come qui. Il colibrì è una storia di donne – che tradiscono, che amano a distanza, che soffrono tutte, che danno vita a un mondo nuovo – ma è soprattutto un romanzo sull’elaborazione del lutto. Come il soprannome che si porta dietro, Carrera mette tutte le sue energie nel restare sospeso, riuscendo a fermare il tempo e il mondo intorno a sé. E restando immobile, riesce a percorrere una strada lunga e avventurosa perché è il mondo “a scivolare sotto i suoi piedi”. Tutto precipita, ma oltre la dissoluzione di una vita tradita da false convinzioni e dall’illusione dell’amore, davanti a Marco si spalanca la speranza di un futuro migliore, inaspettato, miracoloso. Miraijin, L’uomo del Futuro, è la metafora di un tempo che declina e di un altro che si schiude all’insegna di nuovi ideali. Il colpo di coda di una storia che ci regala un po’ di stupore e tanta commozione. Sandro Veronesi ha scritto il romanzo che ci aspettavamo da lui, il suo romanzo.

Angelo Cennamo

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