TRANSITI – Rachel Cusk

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Resoconto, Transiti, Onori. La chiamano “trilogia dell’ascolto”. L’autrice, Rachel Cusk, vive a Londra ma è di origini canadesi. Ho letto Transiti incuriosito dal successo planetario e dalla classifica di qualità stilata da una nota rivista letteraria italiana che lo ha collocato sul podio dei migliori libri del 2019. A cosa sia dovuto tanto clamore non me lo spiego. Anzi, credo di aver letto pochi romanzi, negli ultimi anni, più noiosi e dispersivi di Transiti. La storia, stando alla sinossi sulla quarta di copertina – quella sì che merita attenzione – vede come protagonista una scrittrice, mai nominata, che a seguito della fine del suo matrimonio si trasferisce a Londra. È la Cusk? La casa dove va ad abitare richiede una radicale ristrutturazione: porte, infissi, pareti, pavimenti. La trasformazionedell’appartamento, il work in progress, diventa la metafora di una catarsi, del cambiamento in atto nella vita della donna. Le duecento pagine del romanzo sono un soporifero susseguirsi di incontri. La scrittrice senza nome dialoga con mille altri personaggi: una sua vecchia fiamma, muratori, parrucchieri, agenti immobiliari. Ne ascolta le storie, le confronta, in una quotidianità senza sussulti e fuori dal tempo. Di romanzi o di racconti senza trama ne leggiamo tanti, ma non tutti gli autori sono in condizione di muoversi nel vuoto apparente e disarticolato di certe narrazioni. Di Rachel Cusk si è detto che avrebbe rivoluzionato la narrativa contemporanea. La mia sensazione è che la Cusk sappia scrivere molto bene, questo glielo riconosco, ma non abbia un granché da dire.

Angelo Cennamo

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