
È l’ultimo dei sedici romanzi di Ivan Doig, una delle voci migliori della letteratura americana più sconosciuta, che Nutrimenti e Nicola Manuppelli – traduttore e talent scout per conto dello stesso editore – ci ha fatto conoscere in questi anni, penso a scrittori come Don Robertson e Steve Yarbrough, tanto per fare qualche nome. Ivan Doig, che avevamo incrociato precedentemente con “Il racconto del barista”, è l’ultimo decano dell’Ovest, scrive Manuppelli nella postfazione del libro, accostandolo senz’alcun tentennamento a maestri del calibro di Steinbeck e Stegner, ma anche di Melville e Mark Twain. Twain, l’inventore di Tom Sawyer; lessi il suo romanzo a undici anni, la stessa età che ha Donal, il protagonista de “L’ultima corriera per la saggezza”. Il cerchio che si chiude intorno a un mondo osservato e raccontato con gli occhi di un bambino. Perché è così che Doig muove le sue pedine sul foglio, ed è con questo spirito fanciullesco che certi romanzi vanno letti, spogliandoci cioè di ogni sovrastruttura, resettando qualunque cosa ci sia capitata dopo la maggiore età, tuffandoci nella trama come in un gioco. Il gusto del divertimento puro. “L’ultima corriera per la saggezza” è la storia di un viaggio, ma anche la metafora di un tempo, una dimensione che ci separa magicamente dal disincanto della vita adulta. Uno spazio dove i dati anagrafici non hanno alcun significato: piccoli e grandi nel romanzo di Doig sono la stessa cosa, si scambiano i ruoli. Tutti i passeggeri che accompagnano Donal nei suoi spostamenti sono degli eterni ragazzi: la fascinosa Leticia che lo seduce baciandolo sulle labbra; lo sceriffo con il fratellastro ammanettato; lo zio Herman, perfino il “personaggio” Jack Kerouac, lo scrittore leggendario che col suo “On the road” ha dato vita all’archetipo di certe narrazioni, e al quale questo libro vuole essere una specie di tributo. Il viaggio meraviglioso di Donal è allora un invito a conservare lo stupore dell’infanzia, un monito a non rinunciare ai sogni e alle illusioni. “L’ultima corriera per la saggezza” è un libro epico, commovente, una poesia lunga come un romanzo di cinquecento pagine e passa; una storia che contiene tutti i topoi della narrativa americana di frontiera, forse la più autentica, folle e genuina come i sentimenti del protagonista, eroe indimenticabile che segue le orme di altri giovani avventurieri della letteratura – l’Augie March di Saul Bellow, l’Huckleberry Finn di Mark Twain, il Theo Decker di Donna Tartt… – e del cinema: il Bruno Ricci di “Ladri di biciclette”, lo Spanky de “Le simpatiche canaglie”. Cos’altro aggiungerhe: leggete e sognate con Ivan Doig. Buon viaggio.
Angelo Cennamo