
“Vi andrebbe di chiedere a Siri come assassinare Trump?”.
Inizia così “Il decoro”, l’ultimo romanzo di David Leavitt, uscito in questi giorni in Italia, in anteprima mondiale, con la casa editrice milanese Sem. Siamo nel 2016, all’indomani dell’affermazione di Donald Trump alle presidenziali Usa, in una villa lussuosa nella campagna del Connecticut. Qui un gruppo di borghesi newyorkesi commenta con preoccupazione il clamoroso esito delle elezioni. Eva Lindquist, di mezza età, ebrea, moglie di Bruce, è la più spaventata del gruppo. Eva ama definirsi un’animatrice di salotti; nel suo appartamento di Park Avenue, nell’Upper East Side, organizza aperitivi e cene per i suoi amici artisti, arredatori, aspiranti scrittori. Il nome di Trump, Eva, non riesce neppure a pronunciarlo. C’è un solo modo per sottrarsi all’inaspettata tragedia: andarsene, fuggire dagli Stati Uniti. Eva medita di trasferirsi in Italia; vuole acquistare una casa a Venezia, sul Canal Grande, la Fifth Avenue dell’Europa medievale. E Bruce cosa dice? “Lei si occupa di volere, io di pagare”. Venezia è il luogo dominante del romanzo. Leavitt ce la mostra con lo sguardo incantato degli americani, con l’ammirazione di chi non possiede la nostra stessa bellezza, la stessa storia. La paura di Eva cela però qualcosa di più profondo: “Il decoro” non è tanto un libro contro Trump quanto l’esplorazione di una generazione liberal che vede andare in frantumi i valori per i quali ha combattuto, e costretta a fare i conti con un pragmatismo rozzo e spietato nel quale fatica a riconoscersi. I personaggi di Leavitt ricordano la conventicola radical chic del film di Sorrentino, “La grande bellezza”. Eva e la sua corte di amici, tra i quali si staglia la figura di Jake, sono avvolte da una specie di aura orgiastica che li separa dal mondo dei comuni mortali. Il superfluo di Eva si scontra con il dramma di Kathy, la segretaria di Bruce, indebitata, malata di cancro e abbandonata dal marito. Bruce, di nascosto della moglie, l’accompagna alle sedute di chemioterapia e si offre per ripagare ogni suo debito. Tra i due sta per insinuarsi un affetto strano e imprevisto. È un precipizio. La fuga da Trump diventa allora il paradigma di un’insoddisfazione ad ampio spettro che finirà per coinvolgere ogni protagonista della storia. L’amore, la noia, il tradimento, il rimpianto, il gusto perduto, soprattutto il senso del decoro: tutto questo nel miglior romanzo di Leavitt.
Angelo Cennamo