ULTIMA USCITA PER BROOKLYN – Hubert Selby Jr

Quando un suo amico gli suggerì di darsi alla scrittura, Hubert Selby jr conosceva a malapena l’alfabeto. Scrivo a orecchio, diceva di sé per giustificare quella prosa scomposta, con pochi punti, dialoghi senza virgolette né trattini, e una barra al posto degli apostrofi. La biografia di Selby non è molto diversa da quella di altri autori americani “on the road”: poco studio, mille mestieri, alcol, droga e qualche acciacco fisico. Come lui, anche i libri che ha scritto non hanno avuto una vita facile: censure, processi, eccetera. Selby è un outsider della controcultura americana; il suo stile, originalissimo e fuori da ogni convenzione, affascinò personaggi come Allen Ginsberg, Lou Reed, Vittorio Tondelli. Dopo aver letto Selby non sei più quello di prima, dice Alessandro Baricco, frase ad effetto ma molto vicina al vero. “Ultima uscita per Brooklyn” esce nel 1964. La prima edizione italiana la traduce Attilio Veraldi – autore tra l’altro di quel meraviglioso romanzo giallo intitolato “La mazzetta”. Nel 2017 la casa editrice Big Sur lo riporta in libreria ritradotto da Martina Testa (Martina Testa è la traduttrice di David Foster Wallace, tanto per dire). La storia si compone di sei episodi autoconclusivi ma tra loro collegati. L’ultima uscita per Brooklyn è quella di Bay Ridge, il quartiere dove Selby ha vissuto, lo stesso che abbiamo visto nel film “La febbre del sabato”, ci ricorda Paolo Cognetti nella sua bella prefazione. Il Greco è un bar frequentato da ladri,  spaccini, papponi, aspiranti teppisti e travestititi come Georgette e Tralala, prostituta e borseggiatrice di marinai, stuprata in un parcheggio per quattro pagine di libro, quattro pagine violentissime, crude, vertiginose, scritte senza un solo punto. Dal Greco fa capolino anche Harry Black, un operaio strafottente che usa il sindacato per fare i propri comodi e che prende a calci e sputi la moglie. Harry, come altri debosciati del romanzo, si lascia ammaliare dal giro di trans che frequenta il porto. È un’umanita perduta e gaia quella raccontata senza filtri da Selby, autore che andrebbe annoverato tra i grandi del Novecento americano dopo anni di oblio. Brooklyn, le luci del porto, alcol, sesso, droga: la strada come non l’avete mai letta.

Angelo Cennamo

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