
Prima di approdare al romanzo, Raven Leilani – scrittrice afroamericana di Brooklyn – si è fatta le ossa su riviste come Granta, McSweeney’s, The Yale Review, e studiato scrittura creativa con Zadie Smith e Jonathan Safran Foer. “Chiaroscuro” – “Luster” titolo originale – esce negli Usa nel 2020 e non passa inosservato. Protagonista e voce narrante della storia è Edith, una giovane pittrice afroamericana che lavora in una casa editrice di New York. Nella prima parte del libro la troviamo a chattare con un uomo sposato (Eric) che ha il doppio della sua età e un matrimonio in crisi. Il percorso della relazione si rivela fin da subito inusuale: i due iniziano a fare sesso solo dopo numerosi appuntamenti, c’è una strana ritrosia nella condotta di Eric, una serie di stop and go di provocazioni alternate a sensi di colpa. Ma è con l’ingresso sulla scena della moglie di lui, Rebecca, che la trama prende una piega inaspettata. Rebecca è il personaggio chiave del romanzo. Sa. Intuisce. Prevede. Supera: invita Edith a stare a casa loro, nel New Jersey, quando la ragazza si ritrova senza lavoro e neppure un dollaro in tasca. Il pretesto sembrerebbe quello di aiutare la coppia a dialogare con la figlia adottiva Akila, una tredicenne di colore sballottata da una famiglia all’altra, ma dietro quella richiesta si nasconde ben altro. Il rapporto ravvicinato e nel contempo a distanza (conoscenza-sfida-complicità-gap generazionale) tra Edie e Rebecca, è la parte più interessante del romanzo. Le due donne di Eric orbitano in uno spazio grigio, smarginato, rassegnate ad una imprecisata consapevolezza: entrambe devono colmare un vuoto. La vita in casa è un continuo sfiorarsi e poi ignorarsi. Un esperimento crudele a metà strada tra la perversione e una terapia di coppia. Ma qual è la coppia? “Chiaroscuro” è una storia di ambiguità irrisolte, un libro sulla complessità dell’identità familiare e sulla difficoltà dell’essere neri anche nel cuore dell’America più progressista. La scrittura di Raven Leilani è prodigiosa, una botta di ottimismo sul de profundis del romanzo sempre in agguato “Mentre oltrepassiamo i cancelli del parco, il sole ad alto tasso di fruttosio mi arriva come uno schiaffo” sembra l’epistassi de “La scopa del sistema” di Foster Wallace. Un bravo scrittore lo riconosci anche da come sa evitare gli stereotipi: Leilani li evita tutti, procedendo con nonchalance per figure retoriche e sillogismi che si addicono più a un veterano che a un’esordiente. How many lives have you lived, Raven, to write like this?
Angelo Cennamo
Grazie per la recensione. Viene voglia subito di leggerlo.
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