I BUONI VICINI – Sarah Langan

C’è del marcio a Maple Street. Siamo alla periferia di Long Island, in un tempo relativamente futuro. La strada è a forma di semicerchio ed è abitata da una middle class apparentemente serena, solidale, pacifica. Ma quella normalità così invidiabile sembra foriera di un’imminente sciagura. La tragedia è a un passo: al civico 116 si trasferisce la famiglia Wilde. I Wilde sono diversi da tutti gli altri abitanti di Maple Street, di una diversità sinistra, malevola, inaccettabile. La loro vicina è Rhea Schroeder, ape regina del quartiere e madre di Shelly, tredicenne viziata, forse un po’ folle. Il passo nel baratro sarà il suo, di Shelly. La ragazza sarà inghiottita da una voragine apertasi in un parco vicino. Con Shelly precipitano tutti e la commedia si fa thriller. I primi indiziati sono i Wilde, ma a Maple Street nessuno è esente da colpe. “I buoni vicini” è un affresco preciso e brutale della nuova borghesia americana. Il sobborgo colpisce ancora. Cheever, Updike, Richard Yates ci hanno regalato storie magnifiche sulle inquietudini della periferia metropolitana. In Revolutionary road la pace suburbana è spezzata dal dramma dei Wheeler, nel romanzo di Sarah Langan il mostro è la comunità. Bello, feroce, dissacrante.


Angelo Cennamo

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