Tre romanzi pubblicati in un solo giorno – non con un editore qualsiasi, con Einaudi – e un megaspot di Alessandro Baricco, che insegnerà pure alla Scuola Holden come lui, ma che non è il tipo da lasciarsi andare all’ammiccamento, alla facile adulazione. Davide Longo non è (ancora) entrato nella NBA dei giallisti italiani, ma a modesto avviso di chi scrive è tra gli scrittori di maggiore talento in circolazione. “Il caso Bramard”, “Le bestie giovani”, “Una rabbia semplice” sono romanzi magnifici, semiseriali, con l’ultimo dei tre una spanna sopra gli altri due. “Le bestie giovani” si apre con il ritrovamento in un cantiere di dodici scheletri. Reperti bellici, secondo gli inquirenti, ma qualcosa non quadra e il commissario Arcadipane fiuta un’altra pista, più scomoda, sconveniente, quella giusta: la guerra che quei cadaveri hanno combattuto è più recente, si chiama Anni di Piombo. La storia evidentemente si muove su due piani temporali e Arcadipane dovrà avvalersi ancora una volta dell’aiuto del maestro: Corso Bramard, personaggio enigmatico, cupo, poliziotto esistenzialista dal passato forse torbido. Bramard è una figura chiave in questa storia. Di più non posso dire. Lui e Arcadipane si alternano sulla scena come primi attori. Diversi, anzi diversissimi. Vincenzo Arcadipane non è solo un commissario, è un marito (in crisi), un padre (in crisi), un maschio (in crisi). Davide Longo lo tratteggia con maestria, comicità, sfidando le regole d’ingaggio del Giallo classico. Il dialogo, nella prima parte del romanzo, tra lui e la moglie Mariangela, con il marito che a letto “mette la mano su quella di lei, pesante come un punto alla fine di una frase breve”, è un capolavoro. “La vita è quello che si vede, al massimo quello che si fa” gli dice la strizzacervelli Ariel. Il romanzo è pieno di frasi così, metafore, sillogismi da sottolineare. Longo sa scrivere, intrattiene, diverte; il senso dell’humor non si apprende in nessuna scuola di scrittura, è come il coraggio di Manzoni: non te lo puoi dare, e un noir che fa anche sorridere ha una marcia in più.
Angelo Cennamo
