
Lui è quello di “Lonesome Dove” – premio Pulitzer nel 1986, il miglior romanzo western di sempre, non si offenda Cormac McCarthy – e poi “Le strade di Laredo”, “L’ultimo spettacolo” e molto altro ancora. “Voglia di tenerezza” uscì nel 1975, al cinema ebbe i volti di Shirley MacLaine, Debra Winger, Jack Nicholson, una manciata di Oscar. Da pochi giorni è tornato nelle librerie italiane con la nuova traduzione di Margherita Emo.
Siamo a Houston, sì ma non vi aspettate il Texas dei petrolieri con i cappelli da cow boy o dei conflitti razziali: qui si parla d’altro, di una vedova di Boston, sulla cinquantina, un po’ in carne ma moolto affascinante e dalla lingua tagliente, soprattutto. Il suo nome è Aurora Greenway. Aurora non ha un pretendente, ha una pletora di pretendenti: il banchiere Edward “lei lo faceva sentire piccolo piccolo” – la scenata al ristorante francese tra pagina 56 e pagina 57 è spettacolare – il generale Hector (nella versione cinematografica impersonato da Jack Nicholson) che la spia con un binocolo; l’ex tenore Alberto, costretto da un colpo apoplettico ad abbandonare le scene per vendere strumenti musicali; il vecchio Trevor, che tra un matrimonio e l’altro tenta invano l’assalto al suo primo amore “È proprio il fatto che non ti sposo a tenere vive le tue speranze. Se ti sposassi, sarei solo tua moglie. E non ci sarebbe molto da sperare, per come la vedo io”; il miliardario vergine Vernon, forse il miglior attore non protagonista: Vernon vive nella sua Lincoln Continental, parcheggiato sul tetto del Rice Hotel. “Perché frequenti questi uomini se non ti piacciono? Per sentirmi occupata”. I botta e risposta tra Aurora e sua figlia Emma sono la parte più interessante del romanzo, lungo, forse troppo lungo per non avere una trama. Aurora ed Emma, “Voglia di tenerezza” è prima di tutto la storia di una madre e una figlia, di due donne diverse o forse solo apparentemente diverse. Emma è una giovane moglie delusa ma combattiva. Sposare Flap – docente e aspirante scrittore con due soli vizi: birra e tascabili – è stato un errore, non fa che ripeterle sua madre. Aurora giudica, osserva, provoca, seduce, ma non sceglie nessuno dei suoi corteggiatori: troppo arida o troppo esperta per cedere alle lusinghe dell’amore? E se invece fossero loro, i pretendenti, a non essere all’altezza di una donna intelligente e raffinata come lei? C’è una terza donna: è Rosie, da tanti anni la domestica di mrs. Greenway. La storia di Rosie, di suo marito Rocey – anche lui ammaliato da Aurora – e dei loro sette figli “sette sviste”, è la seconda traccia del romanzo, anche questa molto lunga e parallela alla (non) trama principale. “Voglia di tenerezza” è un libro di donne e sulle donne, scritto da un autore abituato a dare voce soprattutto a personaggi maschili che si muovono in contesti molto diversi da quelli qui raccontati, con dinamiche differenti e altri codici linguistici: insomma “Voglia di tenerezza” è una piacevole eccezione nella cazzuta bibliografia di Larry McMurtry. Le ultime pagine sono di una intensità commovente; questo fanno i grandi libri: piangere, ridere, vivere.
Angelo Cennamo