PANICO – James Ellroy

James Ellroy picchia sui tasti di una vecchia macchina da scrivere: non ha pc, non ha internet, neppure un telefono cellulare. Sua madre fu assassinata quando lui aveva dieci anni. Era il 1958. Il tempo del romanziere è fermo a quel giorno: tutte le vittime sono sua madre, l’America degli anni Cinquanta è la scena del delitto.  “Ho trascorso ventotto anni in questo buco infernale. Ora mi dicono che scrivendo le memorie delle mie disavventure potrei uscirne”. A parlare è Freddy Otash. Freddy è un poliziotto corrotto, poi un investigatore privato esperto in estorsione, che tiene in pugno mezza Hollywood. Freddy Otash è un uomo morto. Morto nel ’92. “Faccio di tutto tranne l’omicidio. Lavoro per chiunque tranne i comunisti.”
La gente è avida di notizie, vuole conoscere segreti e vizi dei vip: politici, star del cinema, giornalisti, sbirri – “L’America non è mai stata innocente” – Otash spia, ricatta, e spiffera tutto al “Confidential”. Nel tritacarne finiscono tra gli altri John Kennedy, Marlon Brando, Rock Hudson, James Dean – personaggio che Ellroy ha sempre disprezzato: “Mi sono divertito a pisciarci sopra” ha raccontato in un’intervista. “C’è il Peccato e il Perdono, stronzi. Non c’è nient’altro”, è una delle mille frasi da sottolineare. Una notte di capodanno Freddy Otash incontra Liz Taylor. Occhio a questa sequenza, da sola vale il prezzo del romanzo: “Liz allungò un braccio sullo schienale del divano. Il vestito scese più giù del reggiseno. Ci fissammo negli occhi e il resto della stanza scomparve… Ci mettemmo nudi. Eravamo ben fatti: lei aveva un paio di tette stratosferiche, io una dotazione da rovinafamiglie. Eravamo il meglio assoluto a Los Angeles, intorno al ’53”. Si intitola “Panic”, “Panico” nella versione italiana, l’ultima storia che il Dostoevskij americano ha dato in pasto agli avidi lettori di crime. Leggere Ellroy è faticoso: ritmo vertiginoso, frasi brevissime, molti punti, qualche virgola di tanto in tanto, un miliardo di personaggi che entrano ed escono dalla storia. L’amore di Otash per “Pertica”, un transessuale che sfiora i due metri, poco più che adolescente, e che gli consente solo pomiciate, è una delle tracce più interessanti. Otash che ingolla Old Crown, Otash devastato di dexedrine, Otash che ha perso il senso del limite, Otash che arresta l’insopportabile James Dean “era di qualche posto del cazzo dell’Indiana”. “Panico” dà la sensazione di somigliare ad altri romanzi di Ellroy, ma è solo una sensazione: prestando la giusta attenzione nella lettura (non è facile) vi renderete conto che si discosta dal resto della sua produzione per struttura (essenzialmente una commedia), per lingua – oscena e tagliente come sempre, ma più colta, ricca di allitterazioni – per senso dell’humor. Insomma siamo distanti da opere come “American Tabloid” o “Perfidia”, “Panico” è piuttosto un libro religioso oltre che satirico: la cornice della storia è il purgatorio, il protagonista un peccatore alla dannata ricerca di redenzione.

Angelo Cennamo

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