IN GUERRA PER GLORIA – Atticus Lish

Parlare di Atticus Lish – Lish non Finch, quello è il protagonista de “Il buio oltre la siepe” – aggirando la figura di suo padre Gordon, editor leggendario, scrittore, direttore di riviste importanti, quasi alter ego di Raymond Carver, è praticamente impossibile. Nella carriera del figlio, Gordon è indubbiamente una figura ingombrante, un’arma a doppio taglio, e se Atticus lo cita nei ringraziamenti del suo secondo libro per “il sostegno finanziario ricevuto per questo progetto” (solo finanziario?), ne si può comprendere la portata.

Con “Preparativi per la prossima vita”, romanzo d’esordio del 2014, Lish aveva ben figurato raccontando la relazione tra un reduce dall’Iraq e un’immigrata clandestina del Texas, sullo sfondo di una New York tetra, multietnica, ancora scossa dall’11 Settembre. “In guerra per Gloria”, uscito sei anni dopo, risfiora il tema dell’esercito e dell’arruolamento, ma a combattere, in questo caso, è un ragazzino della periferia di Boston, costretto a diventare adulto prima del tempo per via della malattia di sua madre. Gloria è una donna single, aspirante scrittrice. Prima di trasferirsi stabilmente in un sobborgo di Boston, lei e Corey traslocano da un posto all’altro dormendo spesso in macchina. Il terzo protagonista è Leonard, il padre assente di Corey. Nella prima parte della storia, Leonard compare ogni tanto; fa la guardia giurata al MIT e studia fisica. Nonostante tutto, flirt lesbo compresi, Gloria continua ad amarlo, ma c’è qualcosa che impedisce ad entrambi di comportarsi come una vera coppia. Quando Gloria scopre di essere malata di SLA, il suo ruolo e quello di Corey si ribaltano e il racconto cambia direzione: Corey diventa genitore, Gloria sua figlia. Per due terzi almeno, il  romanzo è un piano sequenza delle giornate di Corey; tante, forse troppe: la scuola (male), gli amici (uno solo), i lavori saltuari, le arti marziali, il rapporto con Leonard, che Corey chiama per nome. L’aggravarsi della malattia della (quasi) compagna, spinge Leonard a rientrare in famiglia. Cambiano a questo punto le dinamiche; vecchie ruggini finiscono per alimentare incomprensioni, e lo scontro, anche violento, tra padre e figlio si aggiunge alle altre tracce del racconto.

Corey è un bel personaggio, a metà tra Augie March di Bellow e Shuggie Bain di Stuart. Non altrettanto sua madre Gloria, i cui tratti (malattia compresa) obbediscono a uno stereotipo femminile del quale si è abusato forse troppo nella letteratura di questi anni. In conclusione, cosa aspettarsi da “In guerra per Gloria”: un buon romanzo di formazione, in alcuni momenti commovente in altri noioso e prolisso; il ritratto fedele di un’America dimenticata, tradita, fuori dai radar. La scrittura di Lish ne è decisamente la cosa migliore, lo sviluppo della trama la meno riuscita.

Angelo Cennamo

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