BLU COME TE – Benjamin Myers

C’è del marcio nello Yorkshire. 

Di Benjamin Myers, scrittore e giornalista di Durham – Regno Unito – in Italia si sa poco: una sola apparizione in libreria lo scorso anno con “All’orizzonte”. Nient’altro. In questi giorni Myers ritorna con un romanzo uscito in UK nel 2016 e tradotto da Tommaso Pincio per Bollati Boringhieri. 

Manca poco al Natale e in un paesino della campagna inglese scompare misteriosamente la quindicenne Melanie Muncy, figlia di un ricco possidente della zona. A seguire il caso, su fronti diversi, sono il detective Jim Brindle e il giornalista Roddy Mace. Brindle, che lavora alla Cella Frigorifera, l’élite della Omicidi della capitale, è maniaco dell’ordine, un paranoico, uno di quelli che prima di uscire di casa spegne accende e rispegne il gas venti volte. Mace, invece, dalla City è fuggito per rintanarsi in una redazione di provincia. Perché? Fin dal primo incontro i due non si vanno a genio, ma per colpa di Brindle che non brilla di certo per simpatia. 

Il terzo protagonista della storia è Steven Rutter, un vicino di casa dei Muncy, un uomo solitario, cresciuto con una madre disinibita, padrona, che quando lui era bambino, senza pudore, lo costringeva ad assistere a sfrenate performance sessuali con tutti i maschi della zona per avere in cambio piccoli favori. 

L’indagine di Brindle si rivelerà più difficile del previsto e l’ostracismo della polizia locale che lo scorbutico poliziotto londinese attirerà su di sé, non gioverà alla soluzione del caso. 

Brindle. Mace. Rutter. Così diversi così uguali. Cosa li unisce? La solitudine. Nel giorno di Natale non c’è nessuno che li aspetti. Nessuno che chieda loro: dove sei? Quando torni a casa?

C’è un quarto protagonista, non è un uomo né una donna ma una moltitudine: gli abitanti delle valli dello Yorkshire sembrano legati da una inspiegabile e sinistra omertà. Nello sviluppo della storia ci imbattiamo in strane collusioni, possibili depistaggi, imprevedibili reti di protezione.

La dicotomia metropoli/ progresso/campagna/arretratezza, unitamente alla desolazione dei luoghi, perfettamente ricostruiti, è l’altra traccia di questo noir, ben congegnato e scritto magnificamente, senza virgole (Myers usa solo punti e qualche punto e virgola) né virgolette nel discorso diretto. Ottima anche la traduzione di Tommaso Pincio. 

Angelo Cennamo

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