Novembre 1941, scuri presagi si addensano nel cielo di Honolulu come grosse nubi gonfie di pioggia. Alle Hawaii si respira aria di tempesta, “raffiche di entropia” direbbe Jonathan Franzen. Joe McGrady ha abbandonato la marina per fare il poliziotto. Quello di cui ora ha bisogno è una vita tranquilla, magari insieme alla sua Molly “diciamolo, l’esercito è tutta un’altra faccenda. È il campionato dei professionisti, mentre la polizia di Honolulu non è nemmeno una squadretta di provincia”. Una sera all’improvviso McGrady viene richiamato in servizio: nella proprietà di una persona molto in vista sull’isola è stato trovato il cadavere di un uomo. Inizia da qui la lunga storia di “Isole di sangue” di James Kestrel, che io chiamerò con il titolo originale “Five decembers” (stravolgere i titoli dei libri, anche quelli facilmente traducibili, è una pessima abitudine alla quale non mi rassegno).

McGrady è un personaggio poco empatico, scostante, ma la determinazione e la serietà con le quali affronta il caso affidatogli sono encomiabili. Nelle indagini non mancheranno intralci (tanti), sorprese, altri punti di vista, scontri con i vertici del comando, specie con il capitano Beamer. Ma a complicare l’inchiesta è soprattutto l’identità della vittima, il ragazzo assassinato è il nipote di un uomo molto influente. E allora? Allora non sono ammessi errori, ritardi, clamore. Occorre agire in fretta, tenere alla larga giornalisti e fotoreporter, rimanere vigili, con un occhio a quelle strane nubi che stanno oscurando il cielo di Honolulu e del resto del mondo, scongiurando l’irreparabile e cioè che i venti della storia spazzino via tutto (uomini, tracce, testimoni) in un solo colpo. Quanto manca all’attacco a Pearl Harbor? Pochissimo.
Di James Kestrel, l’autore del romanzo, vincitore tra l’altro dell’Edgar Award nel 2022, non si può dire che sia un abitudinario: da marinaio ha raggiunto ogni angolo della terra, ha gestito un bar, insegnato inglese, investigato per difensori pubblici, fatto l’avvocato, scritto diversi romanzi di successo.
“Five decembers” sfugge a qualunque classificazione di genere: thriller, noir, romanzo d’amore, romanzo di guerra, romanzo storico, romanzo picaresco (la traduzione italiana è di Alfredo Colitto). La vicenda è compressa tra il 1941 e il 1945, in un’area geografica, il Pacifico, teatro di uno dei più infuocati capitoli della seconda guerra mondiale. Il ritmo è serrato come gli eventi e i viaggi del protagonista, che si susseguono in un’atmosfera di perenne incertezza, frame rosso fuoco di una pellicola da Oscar. La pista dell’omicidio porterà McGrady prima a Hong kong, poi di nuovo a Honolulu, tra mille volti, mille divise, spari, bagliori sessuali, nuovi amori, mozziconi di Lucky Strike. La guerra distrae, travolge tutto, ma “qualcosa rimane tra le pagine chiare” e le pagine crude dell’odisseico protagonista di Kestrel, eroe per caso di una storia più grande di lui.
Angelo Cennamo