IL TEMPO DELL’ODIO – Antonio Lanzetta

“La morte venne a cercarmi nell’estate del 1943”.

Cilento. La guerra è a un bivio e il potere di Benito Mussolini, nel libro il suo nome non viene mai citato, ha i giorni contati. Mancano un paio di mesi all’armistizio di Cassibile, e di lì a poco gli americani sbarcheranno a Salerno, risalendo la penisola per suggellare il trionfo. All’inizio di questa storia, Michele ha quattordici anni e vive in una vecchia casa di campagna con la madre e le sue due sorelle: Gloria, la più grande; Anna, una bambina. Del padre non si hanno notizie: pare sia al fronte, in un posto imprecisato del continente africano. Tornando a casa dopo una giornata di lavoro nei campi, Michele assiste alla scena che in una manciata di minuti gli stravolgerà per sempre la vita: un manipolo di fascisti piomba in casa sua, uccide la madre e rapisce le due sorelle. Il ragazzo riesce a malapena a salvarsi e a trovare riparo da un’anziana vicina.

Inizia così “Il tempo dell’odio”, il settimo romanzo di Antonio Lanzetta, uscito in questi giorni con l’editore La corte, sulla scia de “L’uomo senza sonno”, il libro precedente, anch’esso ambientato in quella provincia del sud Italia che attraverso le parole e le immagini di Lanzetta sembra trasformarsi nel Texas orientale di Joe Lansdale o il Maine di Stephen King – Il Sunday Times definì Lanzetta proprio lo Stephen King italiano. Ma questa è un’altra storia. Quella di Michele, raccontata in prima persona dal protagonista oggi adulto, è una sporca vicenda di abusi sessuali e di superstizione. Il fascismo scelto come sfondo da Lanzetta non è quello rassicurante di Antonio Pennacchi e neppure quello etico-biografico del premio Strega Scurati. È un fascismo destoricizzato, è violenza cieca, sopruso, incarnazione del peggiore dei mali. La tragica vicenda di Michele è “una questione privata” così come la Resistenza personale, finalizzata al ritrovamento di Gloria e di Anna. Figura centrale del romanzo è Teschio, personaggio schivo, apparentemente ambiguo, il brigante che aiuterà Michele a combattere la sua difficile guerra familiare.

Da qualche anno Lanzetta sta battendo nuove strade per affrancarsi da un genere, il thriller, che sembra stargli un po’ stretto. Dopo la bella prova de “L’uomo senza sonno”, il romanzo appena uscito ripropone la felice coniugazione del neorealismo del cinema di De Sica e Rossellini con la tradizione più smaccatamente gotico-noir della Old America del già citato Lansdale e di Shirley Jackson. “Il tempo dell’odio” è un horror di formazione ma anche una storia di guerra, contro il nazifascismo, contro un destino che può riservare nuove e inaspettate sorprese. Il miglior libro di Lanzetta, il più americano di tutti. 

Angelo Cennamo

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