IL GRANDE ROMANZO DI CONIGLIO ANGSTROM

Tempo fa lanciai un sondaggio sul Grande Romanzo Americano, che non è esattamente il più bel romanzo americano – un giorno magari ne riparleremo. Con un certo margine “Pastorale americana” di Philip Roth si impose su numerosi altri capolavori del ‘900 e passa, dal “Grande Gatsby” a “Le avventure di Augie March”, da “IT” a “Underworld”. Era un gioco, direte. Certamente. Non partecipai al voto per ovvie ragioni e se avessi dovuto esprimere una preferenza mi sarei trovato nell’imbarazzo di decidere tra una decina di titoli almeno. Senza nulla togliere al romanzo di Roth o al mio amato David Foster Wallace (“Infinite Jest”), credo che alla fine mi sarei orientato sulle quadrilogie di Frank Bascombe e di Coniglio Angstrom, gli everyman di Richard Ford e John Updike, in Italia editi rispettivamente da Feltrinelli e Einaudi. Otto libri amatissimi dai lettori di tutto il mondo e premiati con ben tre Pulitzer, uno per Ford (“Il giorno dell’Indipendenza”), due per Updike (“Sei ricco, Coniglio”, “Riposa, Coniglio”). Bascombe e Angstrom non hanno molto in comune se non l’aver vissuto più o meno sotto lo stesso cielo, a distanza di qualche anno l’uno dall’altro (Harry è più anziano di Frank). Saggio e pragmatico l’antieroe di Ford, una vera e propria testa di cazzo quello di Updike, perennemente in fuga, da se stesso e dagli altri, oggi anche dalle librerie: Updike in Italia si legge pochissimo ed è un peccato, ma non per Updike, piuttosto per chi continua ad ignorarne l’esistenza. Se non avete ancora fatto la conoscenza di quella simpatica canaglia di Harry Angstrom, vi consiglio di sbrigarvi prima di tutto – non si sa mai che finisca fuori distribuzione, è già accaduto una volta – poi di leggere i quattro romanzi seguendo la giusta cronologia: “Corri, Coniglio”, “Il ritorno di Coniglio”, “Sei ricco, Coniglio”, “Riposa, Coniglio”. Buona lettura.

Angelo Cennamo

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