AMNESIA MOON – Jonathan Lethem

È il primo romanzo scritto da Jonathan Lethem ma fu pubblicato nel 1995, un anno dopo “Concerto per archi e canguro”. In Italia è arrivato senza fortuna nel 2003 con minimum fax, che in questi giorni ha deciso di riportarlo in libreria con una nuova e sgargiante veste grafica e la traduzione di Martina Testa. Il Lethem di “Amnesia Moon” non è lo scrittore maturo di “Brooklyn senza madre” e “La fortezza della solitudine”, forse lo zenit della sua produzione letteraria, ma nel romanzo troviamo una geniale combinazione di talento innato e di empirismo narrativo (si vede che Lethem ha letto molto, osservato, carpito), che rende il flusso del racconto quasi ipnotico. Il tema della perdita di memoria “Amnesia” Lethem lo aveva già saggiato e portato ai lettori con un racconto uscito in Italia sempre con minimum fax un paio di anni prima, “Cinque scopate” (“Five Fucks”), incluso in una raccolta intitolata (vado a memoria) “L’inferno comincia in giardino”, che avremmo letto in sei o sette. Definire “Amnesia Moon” uno strano romanzo sarebbe il minimo, ma l’aggettivo strano, per quanto banale, trovo che sia il più appropriato a definirlo. Tutti i personaggi della storia soffrono di amnesia, hanno dimenticato i loro nomi, cosa facevano e com’era il mondo prima che venisse sconvolto da una catastrofe (una guerra?) di cui si sa poco o nulla proprio perché nessuno è in condizione di ricostruire i fatti. Tra i personaggi spicca la figura di Chaos, il cui vero nome (prima del misterioso evento) è Everett. Chaos ha dimenticato la propria identità ma anche il suo amico Cale Hotchkiss e la donna di cui è (era) innamorato, Gwen. Non sa neppure spiegarsi cosa ci fa in quella cittadina dello Wyoming, Hatfork, e per quale maledetta ragione i suoi abitanti sopravvivano come disperati mangiando cibo in scatola. Uno dei temi del romanzo è il viaggio. Come un apocalittico Sal Paradise, Chaos se ne va in giro tra i piccoli universi, tra loro diversissimi, di questa landa devastata forse da una tragedia nucleare: White Valnut, Vacaville, luoghi governati da nuove leggi e le cui realtà, come in un celebre romanzo di Ursula K. Le Guin, sono alterate/condizionate dai sogni. Il viaggio di Chaos in questa terra frammentata e disunita, è anche il viaggio di Lethem tra i suoi maestri; non solo Le Guin, tra le pagine del romanzo vengono fuori Franz Kafka, Philip K. Dick e altro. Gli americani costruiscono il proprio successo sulla rimozione del passato: ricordate la banda di sfigati di Stephen King che ha dimenticato di aver combattutto “It”? Ecco, credo che Lethem abbia voluto dirci più o meno la stessa cosa.

Angelo Cennamo

Standard

Lascia un commento