“LE SCHEGGE” DI BRET EASTON ELLIS È IL LIBRO DELL’ANNO

Il libro dell’anno per Telegraph Avenue è Le schegge – The shards – di Bret Easton Ellis (in Italia con Einaudi e la traduzione di Giuseppe Culicchia). Il romanzo di Ellis prevale su: L’anno che bruciammo i fantasmi di Louise Erdrich, The sentence nella versione originale (Feltrinelli – traduzione di Andrea Buzzi); L’atlante di William Vollmann, raccolta uscita negli Usa nel lontano 1996 (lo stesso anno di Infinite Jest di David Foster Wallace e Fight Club di Chuck Palahniuk) ma pubblicata per la prima volta in Italia nel 2023 (minimum fax – traduzione di Cristiana Mennella); Il passeggero di Cormac McCarthy, preferito al gemello Stella Maris, arrivato in libreria pochi mesi dopo (Einaudi – traduzione di Maurizia Balmelli); Manifesto Criminale di Colson Whitehead (Mondadori – traduzione di Silvia Pareschi). 

L’affermazione de Le schegge, che è netta e che è scaturita, come è prassi, da un giudizio condiviso anche con i lettori del blog, la si può motivare più o meno così: per la geniale operazione di sdoppiamento e di contenimento compiuta dall’autore, che raccontado la genesi del suo primo romanzo, ha di fatto ridisegnato i confini della metafiction secondo paradigmi nuovi. Ellis ripercorre le tappe di avvicinamento a Meno di zero: la progettazione, più in generale l’ambizione di scrivere, trascinando la vecchia storia nella nuova e uscendo da questa per diventare se stesso e darle voce. L’espediente narrativo adottato dall’autore, unitamente alla vivacità della trama – diversamente thriller, rapida nello scorrimento – e alla fedele rappresentazione di una certa borghesia californiana anni ’80 perennemente sull’orlo del precipizio, fa di questo romanzo il miglior affresco di una generazione disillusa e allucinata. Non solo. Il coraggio col quale Ellis racconta la sua storia, nella forma e nei contenuti, fregandosene dei lacci o dei subdoli tentativi di censura che minacciano di guastare, anzi che stanno già guastando molti pezzi della narrativa contemporanea non solo in America, aggiunge ulteriore valore e appeal al libro, trasformandolo quasi in un atto di resistenza a un’editoria dominata da deliranti forme di pedagogismo e strane vocazioni redenzioniste. La gioventù di Ellis è bianca, straricca, deideologizzata, socialmente disimpegnata, estranea quindi a qualunque format imperante. Le schegge vince anche per questo. 

Angelo Cennamo

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