RAGTIME – E. L. Doctorow

“D’estate tutti si vestivano di bianco. Le racchette da tennis erano pesanti, con il piatto ellittico. Il sesso provocava svenimenti. I neri non esistevano. Gli immigrati non esistevano”. 

È tornato in libreria con la nuova traduzione di Silvia Pareschi il capolavoro di E. L. (Edgar Lawrence) Doctorow: Ragtime, il romanzo tributo allo scrittore tedesco Heinrich Von Kleist che in diverse occasioni Doctorow indicò tra i suoi mentori. Ragtime è infatti la riscrittura, in chiave moderna e americana, di Michael Kolhaas, uno dei libri più noti di Von Kleist, la storia di un rispettoso e onesto commerciante di cavalli che a seguito di un raggiro si trasforma in uno spietato delinquente. Il Kolhaas di Doctorow è Coalhouse Walker (quasi l’anagramma dell’altro), ma intorno all’avatar di Von Kleist Doctorow fa ruotare una New York in ascesa e brulicante di illusionisti, imprenditori, finanzieri, musicisti, costruendo, tra verità e finzione, l’affresco letterario forse più riuscito dell’America dei primi del Novecento. I canali della narrazione sono due, perfettamente intrecciati tra loro. Uno privato con il racconto di una famiglia anonima: il Padre, la Madre, il Ragazzo, il Fratello minore. L’altro pubblico, con personaggi realmente esistiti come Henry Ford, Pierpont Morgan e il mago Houdini, che entrano ed escono dalla scena arricchendola di ulteriori riferimenti storici. Il nome di E. L. Doctorow figura nella lista dei grandi maestri della letteratura americana poco letti in Italia (la nuova edizione di Ragtime è uscita nell’indifferenza anche di molti addetti ai lavori e non è raro entrare in librerie sprovviste anche di una singola copia). La lista è lunghissima, include ogni genere e autori del calibro di John Barth, Don Robertson, Elmore Leonard, Richard Yates, Anne Tyler, William Gaddis, Cynthia Ozick, Hubert Selby Jr…  Doctorow è un minimalista colto, capace di coniugare il realismo con altre proiezioni e stili. La sua prosa è duttile, mai vischiosa, e si articola in frasi a volte brevissime. Dopo aver ritradotto Il vecchio e il mare di Hemingway, con Ragtime Silvia Pareschi aggiunge al suo già vasto repertorio una delle voci più significative e originali del panorama americano. 

Angelo Cennamo

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