Dave, il protagonista di The age of grief – in Italia L’età del disincanto con l’editore La Nuova Frontiera e la traduzione di Valentina Muccicchini – sospetta che la moglie lo tradisca. È un sospetto forte, un tarlo, ma lui preferisce non sapere. Questa scelta di negazione non è tanto una forma di codardia quanto una bizzarra strategia di sopravvivenza. Dave incarna l’uomo comune, apparentemente saldo nel suo ruolo di marito e di padre, ma profondamente turbato da un dubbio insostenibile. Ma è solo un dubbio?
La narrazione si sviluppa attorno a un microcosmo familiare in cui ogni personaggio riflette un diverso modo di affrontare la frattura interiore. La moglie di Dave, con la sua complessità emotiva e i suoi segreti, appare come figura ambivalente: traditrice e al contempo vittima delle proprie inquietudini e insoddisfazioni. Le tre figlie, ognuna con il proprio carattere e le proprie dinamiche relazionali, aggiungono profondità alla storia – brevissima, poco più di cento pagine – mostrando come il tradimento e il silenzio possono riflettersi sulle generazioni più giovani, in modi a volte sottili, a volte esplosivi. Jane Smiley, premio Pulitzer con Erediterai la terra, racconta la storia con la voce di Dave. I dialoghi sono spesso scarni, caricati di silenzi e significati celati. La scelta di Dave di ignorare ciò che percepisce si fa metafora di una più ampia condizione umana: il conflitto tra la necessità di verità e il bisogno di protezione emotiva. In questo senso, L’età del disincanto ricorda certi romanzi di Richard Yates e John Updike.
Angelo Cennamo