KILLER POTENTIAL – Hannah Deitch

Nel suo romanzo d’esordio, Killer Potential, Annah Deitch firma una sorprendente miscela di noir, critica sociale e road novel, che segue la scia di una narrativa giovane e disillusa, figlia dell’11 settembre e della crisi del debito studentesco, e che vede in Emma Cline, Raven Leilani, Jakob Guanzon alcuni dei suoi protagonisti. Pubblicato in venti paesi e arrivato in Italia con l’editore Marsilio e la traduzione di Dario Diofebi, il libro è raccontato in prima persona da Evie Gordon. Evie ha meno di trent’anni, un curriculum impeccabile e il vuoto assoluto davanti. Cresciuta con l’illusione di essere “destinata a qualcosa di grande”, si ritrova invece intrappolata nella macchina inceppata del sogno americano: laureata in un’università d’élite, schiacciata dal debito studentesco, si guadagna da vivere dando ripetizioni ai figli dell’alta borghesia losangelina. Fino al giorno in cui, nella villa di Beverly Hills della famiglia Victor, trova due cadaveri e una ragazza sconosciuta e malridotta rinchiusa in uno sgabuzzino.

È l’inizio di una fuga rocambolesca che ha il sapore di Thelma & Louise e l’eco pulp di Bonnie e Bonnie (Clayde non pervenuto). Evie e Jae – la ragazza muta che poco a poco riacquista la voce  – attraversano gli Stati Uniti inseguendo una verità capace di scagionarle e riscattarle agli occhi di una società che le aveva già condannate, ben prima dell’omicidio. La fuga, da espediente narrativo, si trasforma presto in un percorso iniziatico, carico di erotismo, pericoli e libertà. 

Il romanzo funziona su più livelli: da una parte, è un thriller teso e incalzante, con il giusto mix di suspense e ironia; dall’altra, è una riflessione potente e spietata sulle diseguaglianze, sul mito fallace della meritocrazia e sul prezzo altissimo del “potenziale”. Entrambe le protagoniste, Evie e Jae, sono vittime di un sistema che promette possibilità per tutti ma distribuisce solo illusioni e fallimenti. Jae, figlia di immigrati (padre coreano, madre ucraina), ha sempre vissuto ai margini. Ruba per sopravvivere, ma anche per ribellarsi. Evie, che ha sempre fatto “la cosa giusta”, finisce per cadere nella stessa rete perché è ormai chiaro che l’onestà non paga, e nemmeno salva. Annah Deitch, che ha studiato teoria marxista, costruisce un romanzo con una forte impronta sociologica. A un certo punto della storia, le due protagoniste occupano una villa lussuosa per sbaglio, ma il gesto ha un evidente valore simbolico. La loro fuga è anche una forma di riscatto collettivo, una rivendicazione dell’umano in una società dove tutto, anche la verità, è mercificato “Tutto quello che facciamo ha un effetto su qualcun altro”. E intanto i media si accaniscono su Evie, dipingendola come “la nuova Charles Manson”, mentre nessuno sembra interessarsi davvero alla realtà dei fatti. Killer Potential è un libro feroce e intelligente, che graffia senza rinunciare alla leggerezza di una scrittura viva, ironica e veloce. Deitch fonde elementi pop con un sottotesto politico preciso e affilato, rendendo il romanzo accessibile ma mai superficiale. La storia d’amore tra Evie e Jae, che nasce nella complicità della fuga, è trattata con delicatezza e vigore, senza stereotipi o forzature. Il romanzo si chiude lasciando il lettore sospeso tra l’adrenalina dell’azione e l’amarezza della riflessione.  

Angelo Cennamo

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