ORDINE, SOPRAVVIVENZA, CONFLITTO: LA MAPPA DI INFINITE JEST

I luoghi di Infinite Jest sono tre assi narrativi distinti ma intrecciati che delineano una geografia mentale, prima ancora che fisica, ciascuna con una propria logica interna e un codice comportamentale riconoscibile. L’Enfield Tennis Academy rappresenta l’ordine assoluto e la disciplina maniacale, un microcosmo in cui ogni respiro è codificato in termini di performance e rendimento. Le superfici perfettamente lisce, i protocolli meticolosi e il linguaggio tecnico filtrano qualunque impulso spontaneo, rendendo la vita dei giovani atleti un esercizio costante di controllo e perfezione. All’ETA, le giornate sono scandite da allenamenti rigorosi, esercizi di precisione e tornei interni. L’aria che si respira è pesante: ogni gesto, anche il più banale, è osservato e valutato, e le dinamiche tra i ragazzi oscillano tra competizione e cooperazione sotto l’occhio vigile degli allenatori. La scuola costruisce un mondo claustrofobico, dove la disciplina e la tecnica diventano criteri di valore e appartenenza, e i sentimenti, se non soppressi del tutto, devono adattarsi ai ritmi ossessivi del rendimento. Mario, il fratello vulnerabile e compassionevole di alcuni allievi, introduce un contrappunto emotivo nelle scene in cui emerge, ricordando al lettore che al di là della perfezione tecnica esiste una dimensione umana della cura e della compassione, che l’ETA tende a comprimere o ignorare.

La Ennet House, al contrario, è il regno della fragilità e della continuità. Qui il tempo non è scandito dalla prestazione, ma dalla sobrietà: il fine non è eccellere, ma restare sobri oggi e domani, e imparare a convivere con le proprie debolezze. Don Gately incarna questa filosofia: ex violento, ora custode e pilastro della comunità, la sua presenza dimostra come la responsabilità reciproca e l’attenzione al prossimo siano il cuore della sopravvivenza. Le scene che lo vedono impegnato nei compiti di sorveglianza, nella cura dei nuovi arrivati e nelle difficili sedute di riabilitazione rivelano l’importanza delle parole e dei silenzi condivisi nel tessere una rete di sostegno che permette a individui fragili di reggersi l’uno sull’altro. Gli spazi stessi, ordinari e permeabili, costringono alla prossimità e all’interazione: il salone comune, le cucine, le stanze da letto diventano luoghi di confronto e confronto interiore, dove la vulnerabilità non è un limite da superare, ma la materia stessa della socialità. Le routine dei gruppi di supporto, le confessioni ripetute e le procedure di riabilitazione diventano rituali che scandiscono l’equilibrio quotidiano; scene come le serate di AA o le crisi improvvise di alcuni ospiti mostrano come la resilienza possa assumere forme lente, silenziose eppure potentissime, lontane dall’ostentazione del successo.

L’Arizona separatista introduce invece una dimensione geopolitica che espande la portata del romanzo al di là della biografia individuale. Qui, nei dialoghi tra M. Hugh Steeply e il triplogiochista Marathe, emerge un mondo di scontri ideologici e strategici, di resistenze e sabotaggi, che riflette su scala macro ciò che ETA e Ennet House mostrano su scala micro. Le operazioni clandestine, le scelte tattiche e le conversazioni cariche di ambiguità morale rendono concreto un territorio che è sicuramente più confine ideologico che geografico, uno spazio in cui le identità regionali, le lealtà e le strategie di opposizione sono costantemente messe alla prova. L’Arizona, nelle sequenze dedicate a questi complotti, diventa uno spazio di conflitto e disfunzione: i separatisti sfidano l’ordine percepito come oppressivo, mettendo in luce il lato più oscuro e violento della politica e della ribellione, in contrasto con la disciplina maniacale di ETA e la fragile solidarietà di Ennet House.

Considerati insieme, questi posti delineano una mappa coerente in cui ogni polo rappresenta un approccio diverso al limite: dominarlo, sopravvivergli o opporvisi. Le tensioni tra questi assi strutturano l’intera architettura del romanzo, la cui geografia riflette con precisione le dinamiche interiori di ciascuno dei personaggi e le contraddizioni del mondo che li circonda. Ogni luogo è un punto di osservazione privilegiato sul rapporto tra libertà e costrizione, tra desiderio e dipendenza, tra autodisciplina e autodistruzione; una lente attraverso cui leggere e comprendere le strategie più stravaganti legate alla trama.

Angelo Cennamo

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