DIO DI ILLUSIONI – Donna Tartt

Dio di Illusioni Tartt

“Dioniso è maestro di illusione, colui che sa far crescere una vite da un legno di nave e in generale rende capaci i suoi devoti di vedere il mondo come non è“.

In un tempo recente ma indefinito, il giovane incompreso Richard Pappin lascia la California e l’area di servizio dove vive con i genitori per trasferirsi in un college esclusivo del Vermont. Qui conosce Julian Morrow, un eccentrico professore di greco che seleziona i suoi studenti secondo criteri personali più che accademici. Morrow è un uomo carismatico, un fine intellettuale in passato amico di Ezra Pound e di T.S. Eliot, un oratore meraviglioso che considera il suo lavoro “una gloriosa forma di gioco“. Ma ha delle strane manie: i suoi corsi sono riservati a una cerchia ristretta di studenti che in lui avranno il solo ed unico maestro: “dopotutto anche Platone aveva un solo maestro, e così Alessandro“. Richard, che ha voglia di studiare il greco antico, ne rimane immediatamente affascinato, al punto di accettare senza riserve la sua rigida imposizione. Con lui ci sono altri 5 ragazzi, ricchi e viziati, più avanti nella conoscenza dei classici rispetto all’ultimo arrivato, verso il quale sembrano provare fin da subito una certa diffidenza. Bunny, Francis, i gemelli Charles e Camilla, ed Henry formano una conventicola snob e fuori dal mondo “nessuno dei cinque era minimamente interessato alle cose del mondo… alla luce elettrica Henry preferiva le lampade al cherosene” presa unicamente dallo studio della letteratura e dei miti greci. Richard inizialmente osserva il gruppo dall’esterno. Con molta fatica prova a penetrare quel muro invisibile di piccoli segreti, sotterfugi e di complicità  oltre il quale non riesce a vedere: “volevo cullarmi nell’illusione che fossero del tutto sinceri nei miei confronti, che eravamo amici, senza segreti. Invece di molti fatti non mi tenevano al corrente“. Richard ammira molto Julian Morrow, ma anche Henry, l’allievo più erudito e promettente ( il vero protagonista del romanzo) : “la loro ragione, i loro occhi e orecchi vivevano entro i confini di quei veri antichi ritmi – il mondo a me noto non era la loro casa – e, lungi dall’essere visitatori occasionali di quella terra, al pari di me stesso, turista ammirato, ne erano piuttosto abitatori permanenti“. Una sera i compagni di Richard, trascinati dallo studio ossessivo del greco e dal fanatismo di Morrow, cedono all’alcol e alla droga per raggiungere l’estasi dionisiaca. In un bosco fuori città celebrano un baccanale in piena regola, con preghiere, misteriosi riti magici e pratiche sessuali. Siamo al momento cruciale del racconto. In preda all’ebbrezza e a quello stato di scomposta esaltazione, Henry, forse senza rendersene conto, uccide un uomo. Bunny quella sera non c’è, ma l’assassino e i suoi complici faticano a nascondere il misfatto. Ora Bunny sa tutto, scherza, allude, ricatta: “aveva un carattere imprevedibile e si fiondava nella vita guidato solo dalla fioca luce dell’impulso e dell’abitudine“. Dentro quella imprevedibile spirale di violenza dovrà finirci anche lui. Il destino del gruppo è segnato, quel mondo di eccessi e di pericolose complicità comincia piano piano a sfaldarsi, a crollare un pezzo alla volta. “A cosa pensava Richard mentre vedeva morire Bunny? Non al fatto che stava aiutando i suoi amici a salvarsi, ma a piccole cose, insulti, insinuazioni, crudeltà che in quel momento, a distanza di mesi, chiedevano vendetta“.

Dio di illusioniThe Secret History nella versione americana  – è il romanzo di esordio di Donna Tartt, scritto venti anni prima del più celebre Il Cardellino, con il quale l’autrice americana vinse il premio Pulitzer nel 2014. È un libro ambizioso, con una trama originale e seducente sia per l’ambientazione spazio-temporale del racconto, a metà strada tra la modernità e l’antica Grecia, sia per la prosa erudita e ricercata che nella tradizione della Tartt risente molto l’influsso dell’arte e della cultura classica della vecchia Europa. Un romanzo di formazione nel quale si fondono sentimenti e ossessioni ai limiti del verosimile, che rendono però la storia ricca di suggestione e di una rara intensità che accompagna il lettore dal prologo – luogo nel quale si preannuncia la morte di Bunny – fino all’ultimo capitolo del libro. Per raccontare le vicende di quella bizzarra conventicola e delle sue illusioni perverse alla Tartt potevano bastare anche quattrocento delle seicentoventidue pagine di cui si compone il romanzo –  Simenon ne avrebbe impiegate al massimo 250. Ma è l’unico limite di un’opera nel complesso vigorosa, armoniosa e magnificamente scritta da una ragazza di appena 28 anni con un grande futuro davanti a sé.

Angelo Cennamo

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2 risposte a "DIO DI ILLUSIONI – Donna Tartt"

  1. Letto diversi anni fa, dopo “The little friend”, ovviamente prima de “Il cardellino”. Donna Tartt è indubbiamente una “penna” di peso, tanto da ottenere il Pulitzer. Gioca bene coi personaggi e con le ambientazioni, ma trovo il suo stile freddo e, direi, avulso dal contesto. Probabilmente la sua frenetica ricerca di allungare le storie va a danno di una più fresca immediatezza. In breve, avendo letto i suoi libri in inglese, la trovo prolissa, priva del ritmo di altri Autori meno valutati. Tanto per citarne uno direi John Williams e il suo “Stoner”, o anche meglio “Butcher’s Crossing” che profuma di western. Comunque una autrice da tenere in considerazione.

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