LA MIA VITA DI UOMO – Philip Roth

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Il sarcasmo e la comicità con cui Philip Roth imbastisce le trame di certi romanzi fa pensare alla filmografia di Woody Allen. Pensateci, alcuni libri di Roth somigliano molto ai primi film di Allen: Provaci ancora, Sam; Io e Annie; Manhattan. I temi sono quelli: le relazioni familiari complicate, l’infedeltà, il sesso, la psicoanalisi, l’ebraismo. E sullo sfondo, spesso metropoli rumorose e snervanti.

La mia vita di uomo, pubblicato nel 1974, potrebbe essere stato tratto da uno di quei film. Al centro del romanzo, tra i più rothiani di Roth,  c’è il matrimonio tempestoso tra Peter e Maureen Tarnopol, un  giovane scrittore e una donna più grande di lui, pluridivorziata e isterica: “la donna che vorrebbe essere la sua musa ma è invece la sua nemesi” scrive il Newsday sulla quarta di copertina. L’unione tra Peter e Maureen si basa su una menzogna e sul ricatto morale: lei si finge incinta con un falso campione di urina e minaccia di suicidarsi se Peter dovesse porre fine alla relazione (è la vera storia del primo matrimonio di Roth). Per il giovane romanziere l’unione con Maureen diventa subito un incubo. Vorrebbe liberarsene attraverso la scrittura o l’infedeltà, ma non ci riesce: Peter è soggiogato da quell’arpia di Maureen che spia le sue trasgressioni e continua a minacciarlo. Neppure la causa di separazione riesce a rasserenare il clima; Peter ora è angosciato dalle spese per il mantenimento, che sono altissime e non gli danno tregua. A un tassista che lo riconosce e che gli chiede: “ Ehi Tarnopol, cosa stai scrivendo in questo periodo?” Lui risponde: “Assegni” – è la frase più comica del libro. Per fortuna che c’è Susan, una giovane vedova affascinante e di buona famiglia che si innamora di lui e lo accoglie ogni sera come una geisha nel suo lussuoso appartamento newyorkese. Ma Peter non riesce a darsi pace: la prospettiva di sposare Susan dopo il divorzio e di assecondare la sua smania di maternità lo scoraggia. In preda alla disperazione, decide allora di sfogare la propria infelicità da uno psicanalista. E lui cosa fa? Pubblica tutto su una rivista scientifica, travisandone cause ed effetti. Ne nasce un parapiglia grottesco. Eppure Peter quel medico maldestro non lo molla: la sudditanza psicologica va ben oltre la figura di Maureen. Quanti tormenti, che angoscia. E quanta comicità specialmente nelle ultime pagine, è lì che il romanzo tocca il punto più alto. La scena dell’incontro inaspettato tra Peter e la sua – quasi – ex moglie, con l’ultimo trabocchetto di lei, è davvero esilarante. Tutta la rabbia accumulata dallo scrittore esplode in un raptus di violenza e lei, terrorizzata, se la fa sotto. Nel senso letterale. Peter è sopraffatto dalla puzza che si propaga in tutte le stanze, ma non demorde. Maureen morirà sotto i colpi incessanti dell’esausto Peter? “Ma è davvero morta? Morta sul serio? Morta come sono i morti?”.

Angelo Cennamo

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