
Rocca Bardata è un paesino immaginario dell’entroterra ionico più profondo, tra le province di Taranto e di Brindisi, luogo di malinconia e di degrado. Non ci sono cinema né teatri, neppure alberghi e centri commerciali. Nulla “a parte qualche bar micragnoso” e la sala da biliardo di Carmine Capumalata, ritrovo di reietti e personaggi malfamati. In questa perfida terra di Dio, misera e avvelenata da clan malavitosi, Omar Di Monopoli, scrittore pugliese tra i più interessanti della sua generazione, imbastisce la trama del suo ultimo libro, un romanzo avvincente e a tinte fosche, scritto in una lingua originale che mescola lo slang tarantino a un italiano sublime, un po’ barocco un po’ postmoderno. La Puglia di Di Monopoli ricorda il Mississippi di Faulkner, il Texas di Philipp Meyer, il Colorado di Kent Haruf, è una landa piatta e desolata, bruciata dal sole e dalla criminalità, uno scenario apocalittico fatto di baracche, sterpaglie e carcasse di automobili, abitato da un’umanità grottesca e surreale, rassegnata a una vita di stenti e di soprusi. l personaggi del romanzo sono tragicamente comici e perfettamente aderenti a quel microcosmo di povertà e di dolore nel quale l’autore ha disegnato i loro destini. Uomini e donne dai nomignoli divertenti e feroci, come Germano Ngannamuerti, il boss rivale dei fratelli Della Cucchiara, o Carmine Capumalata, socio di Tore, l’unico dei fratelli sopravvissuto alla terribile faida tra i due clan, e di ritorno a Rocca Bardata dopo essere uscito di galera. Al centro della vicenda raccontata da Di Monopoli vi è la contesa di un terreno appartenuto a mbà Nuzzo, suocero di Tore Della Cucchiara e nonno di Gimmo e Michele. Mbà Nuzzo è il vero protagonista del romanzo. Pescatore, ladro, baro e puttaniere, da un giorno all’altro Nuzzo si convince che “nella sua infinita grandezza, l’Onnipotente avesse voluto offrirgli di redimersi scegliendo proprio lui – il più miserabile dei peccatori – per annunciare al mondo la sua perdizione“. Questa conversione religiosa così improvvisa e cialtronesca stravolge non solo la sua vita ma quella dell’intera comunità. Nel vialetto di casa, Nuzzo pianta un cartello con sopra scritto “GESÙ E ARRIVATO” e ” con un fervore e un’abnegazione ignoti ai probi e ai sani di mente prese a dedicarsi alla parola del Signore“. Nuzzo ha scoperto di avere il dono di curare malattie anche gravi per mezzo di un non meglio precisato “tocco di Gesù“. Lo fa in cambio di offerte di denaro e regalie di varia natura che devolve quasi interamente al convento di suor Narcissa, altro personaggio chiave di questa storia torbida. Il convento di Rocca Bardata somiglia molto all’eremo di Zafer di Todo modo, il capolavoro di Leonardo Sciascia, luogo consacrato più al malaffare che alla fede, nel quale don Gaetano, alla maniera della badessa Narcissa, stringe relazioni ambigue con i politici e la malavita locale. La narrazione dei fatti è articolata in paragrafi che mostrano alternativamente il “prima” e il “dopo” della storia, con un finale prevedibile che però non pregiudica la bellezza di un’opera unica nel suo genere.
Nella perfida terra di Dio è un romanzo western-gotico in salsa pugliese, l’anello di congiunzione tra le storie tenebro-mediterranee di Sciascia e il pulp americano di Joe Lansdale. Omar Di Monopoli è un autore innovativo che sa coniugare più stili narrativi, un vero esteta della prosa, molto attento all’uso delle parole ma bravo anche nel raccontare realtà e paesaggi poco esplorati dalla nostra letteratura.
Angelo Cennamo
grazie di cuore per le belle parole, Angelo, davvero lieto che il libro ti sia piaciuto. (piccola segnalazione che spero non infici la stima e l’entusiasmo che mostri per il mio lavoro: Faulkner viveva e scriveva del Mississippi – non dell’Alabama come hai scritto nel post 🙂
un caro saluto
Omar Di Monopoli
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Grazie di cuore. Ok Mississippi
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