
Ho letto le ultime cinquanta pagine di Canada ripensando a una frase contenuta nel finale del romanzo, e che ho sentito citare da Sandro Veronesi al Salone del libro di Torino del 2016, mentre sul palco, davanti a una folla di lettori appassionati, intervistava l’autore del libro, Richard Ford. Il periodo inizia così: “Quando più tardi ripensò a questi fatti, se lo fece, sono certo che Remlinger non ebbe per me un solo pensiero, e forse aveva persino dimenticato che ero presente“. Ed ecco la frase: “come un martello lasciato in una fotografia solo per fornire la scala degli oggetti, per essere un punto di riferimento, e che esaurisce il suo valore una volta scattata l’istantanea”. Ford ha spiegato di aver appuntato queste parole su un taccuino prima ancora di immaginare il romanzo che le contiene. È il suo metodo. Gli capita cioè di pensare a delle situazioni, a delle frasi, e di lasciarle in sospeso, nell’attesa di collocarle prima o poi nel libro giusto. Il racconto di Ford mi ha divertito molto: l’idea che una trama possa nascere e svilupparsi intorno a una frase ideata diversi anni prima, senza punti di riferimento, l’ho trovata originale e affascinante al tempo stesso.
Ma riavvolgiamo il nastro:
Prima di tutto parlerò della rapina commessa dai nostri genitori. Poi degli omicidi, che avvennero più tardi.
A distanza di cinquant’anni dai fatti, il professor Dell Parsons, un americano trasferitosi in Canada, ricorda gli avvenimenti che hanno cambiato per sempre la sua vita e quella di Berner, sua sorella gemella. La storia ha inizio nel 1960 in una tranquilla cittadina del Montana, Great Falls. È qui che vivono i Parsons, una famiglia apparentemente normale, uguale a tante altre. Bev è un sempliciotto dell’Alabama, di bell’aspetto, prestante, sempre sorridente, ottimista, un aviere in congedo. Neeva, sua moglie, è un’immigrata ebrea, una donna minuta, occhialuta, amante della poesia e dell’arte. Per quanto diversi per cultura, stile, idee, temperamento, i due decidono di sposarsi quando lei scopre di essere rimasta incinta. Neeva non ha amici, né senso dell’humor: è una disadattata che reprime nel silenzio e nell’isolamento la propria infelicità. Vorrebbe chiedere il divorzio, ma si trattiene. Dopo l’esperienza in aviazione, Bev fa mille mestieri: vende automobili, case coloniche, poi finisce in uno strano giro di carne di manzo rubata e rivenduta, e accumula un debito di duemila dollari. Potrebbe fare un prestito, chiedere aiuto a un familiare o a qualche amico: in fin dei conti non si tratta di una somma elevatissima. Bev però sembra inspiegabilmente orientato a ripianare quel debito attraverso un piano criminale: rapinare una banca Era una cosa che aveva sempre desiderato fare, dirà Dell cinquant’anni dopo. Ma le sorprese non finiscono qui. Neeva, infatti, anziché dissuadere Bev, di farlo ragionare, avalla l’operazione decidendo addirittura di fargli da complice. Ora sembra rinsavita; quel torpore misto di malinconia e di frustrazione, di fronte all’idea della rapina, perde via via consistenza. I due si riavvicinano, parlano, si sorridono. Scelgono di rapinare una banca del North Dakota, poco distante dal confine. Il piano è una sequela di improvvisazioni: Bev usa l’auto di famiglia e, una volta entrato in banca, non si preoccupa neppure di coprirsi il volto. Il colpo riesce, sì, ma già durante il viaggio di ritorno Bev e Neeva capiscono che presto la polizia si metterà sulle loro tracce e che non la passeranno liscia. La scena del loro arresto, a Great Falls, coi ragazzi che restano soli in casa, è una delle migliori cose che io abbia mai letto.
Nella seconda parte del romanzo Berner e Dell devono cominciare una nuova vita. La ragazza è più spigliata e ribelle del suo gemello. Fugge via, chissà dove. Dell invece viene contattato da un’amica di sua madre che lo porta con sé in Canada. Nessuno va a cercare i due ragazzi, né la polizia né il tribunale per i minorenni, il che spiega bene che razza di posto fosse Great Falls.
Il secondo tempo di Dell è tutto da scrivere, in una terra a lui sconosciuta e ostile. Farà nuovi incontri, nuove drammatiche esperienze. La salita che dall’inferno lo condurrà alla libertà è ancora lunga e piena di insidie. Ford scandaglia con abilità i tormenti del giovane protagonista nelle sue continue peripezie, tratteggiando con altrettanta precisione i caratteri dei personaggi che lo circondano in quel doloroso trapasso verso la salvezza: Arthur Remlinger, il misterioso direttore dell’albergo dove Dell viene assunto, Florence, la sua compagna artista, e Charley Quarters, lo spietato cacciatore di anatre, figura che sembra uscita da una trama western. Canada è un romanzo superbo con un finale commovente. Una storia di confini: geografici, tra il bene e il male, tra libertà e responsabilità, adolescenza e vita adulta La mia idea è sempre quella di un confine da attraversare; adattamento, passaggio progressivo da un modo di vivere che non funziona a uno che funziona. Il miglior Ford.
Angelo Cennamo