PULVIS ET UMBRA – Antonio Manzini

 

Pulvis et umbra - Antonio Manzini

 

 

Nel precedente episodio 7-7-2007 avevamo lasciato Rocco Schiavone nel ruolo gomorroico ed insospettabile di giustiziere, di implacabile vendicatore della moglie Marina, uccisa per sbaglio da un narcotrafficante che si era messo sulle sue tracce – Manzini immagina i suoi romanzi non come una serie, ma come capitoli di un libro più grande sul vicequestore Schiavone, l’investigatore romano, attento ma svogliato, trasferito ad Aosta per motivi disciplinari, che si fa le canne e che nel gelo alpino non rinuncia al suo loden e alle Clarcks sedicesimo paio in dieci mesi.

In Pulvis et umbra le trame sono due. Ad Aosta, sulla riva della Dora, viene ritrovato il cadavere di un trans. Fuori Roma, in un campo nei pressi della Pontina, una seconda vittima con in tasca un foglietto scritto. La vicenda del trans, molto noir, è quasi un espediente letterario per indagare più a fondo sulla nostra identità: siamo proprio sicuri di sapere come siamo? Sembra chiedere Schiavone-Manzini ai suoi lettori. E’ un caso complicato, forse irrisolvibile, che va ad urtare le ombre di una strana ragion di Stato e di un assassino coperto da un misterioso depistaggio. Un’altra bella rottura di coglioni che va ad aggiungersi al lungo elenco che Rocco tiene affisso sulla porta del suo ufficio: Radio Maria, le comunioni, i battesimi, i matrimoni, i tabaccai chiusi, la sabbia nelle vongole, le sorprese soprattutto quelle, perché ti costringono a reagire, a prendere una decisione. Il delitto sulla Pontina sa invece di una vecchia storia Quel cadavere puzzava di Enzo Baiocchi. Rocco deve trovare una scusa per ritornare a Roma e fare luce su un regolamento di conti nel quale è implicato anche il suo amico Sebastiano. Le ombre che si addensano intorno alla figura del protagonista sono tante, a cominciare dal fantasma di Marina. Rocco la vede, le parla, poi, poco alla volta, lei si ritrae quando nella vita del vicequestore sembra voler entrare l’agente Caterina Rispoli Perché non vieni più? Perché il vento cambia, Rocco. Io lo so. Anche tu lo sai. La storia personale di Caterina è carica di dolore e di tormenti: un padre orco che dopo tanti anni chiede di rivederla perché è in fin di vita in ospedale; la cieca obbedienza ad un ordine superiore che rischia però di allontanarla per sempre da Rocco Tutta la sua vita non era stato altro che dovere……Non era mai stata una bambina. Non era mai stata ragazza. Pulvis et Umbra è una storia di tradimenti, spiega Manzini a chi gli chiede del romanzo. Il tradimento della Giustizia, nella quale, nonostante tutto, Schiavone ha sempre creduto; quello di Caterina, il giovane amore smarritosi prima ancora di sbocciare. E il peggiore di tutti: il tradimento percepito da Brizio, Furio e Seba, gli amici di una vita, i tre delinquenti con i quali il vicequestore ha diviso tutto: ricordi, soldi, donne, lutti, perfino le indagini. Ombre che Rocco tenta di afferrare, ma tra le mani non gli resta che la polvere.

Non pensavo che Manzini potesse ripetersi dopo un romanzo impeccabile e appassionante come 7-7-2007. Pulvis et umbra invece lo eguaglia per bellezza, impianto narrativo, intensità, ironia e stile, confermando la buona qualità e i progressi del giallo italiano, che in Antonio Manzini ha trovato, già da diversi anni ormai, uno dei suoi interpreti migliori.

Angelo Cennamo

                             

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