In un paesino vicino Pisa, Peccioli, viene strangolata la giovane guardiana di un museo. La sua morte ha qualcosa di artistico: la postura del corpo ricorda il cadavere di un’altra donna vissuta molti secoli prima in quegli stessi luoghi: Isadora. A condurre le indagini è Mauro Rambaldi, un capitano dei carabinieri, criminologo, di bell’aspetto, con la fama dello sciupafemmine. Apparentemente il caso è di facile soluzione: Peccioli è un borgo di poche migliaia di anime, un posto tranquillo, si conoscono tutti. Le cose però si complicano quando i delitti passano a due: uno stimato professionista viene ritrovato stecchito vicino ad una statua, col cranio rasato e senza peli. Stesso rituale, stessa mano. Sì ma di chi? Rambaldi non sa a quale santo votarsi per rimettere insieme i pezzi di una pista che, a quanto pare, ha tutti gli elementi della serialità. È qui che entra in scena il secondo protagonista del romanzo: Angelo Crespi. Oggi Crespi è un uomo anziano ma ventitrè anni prima era uno dei maggiori esperti italiani di serial killer, prima cioè che una tragica vicenda familiare lo costringesse a lasciare la polizia e trovarsi davanti a un bivio: suicidarsi o cambiare identità. Quel signore riservato che di tanto in tanto compare tra le stradine del borgo, Rambaldi lo ha già visto. Lo riconosce. È lui, Crespi, il superpoliziotto dei casi impossibili, la fonte decisiva dei suoi studi di criminologia, l’autore di “Cacciatore di anime”. Sarà Crespi l’asso nella manica di Rambaldi? Il capitano ci spera.
Ho letto il romanzo di Romano De Marco ripensando ad un nostro precedente incontro a Salerno. Sto scrivendo un thriller diverso dagli altri, è ambientato in un paesino del centro Italia, mi disse uscendo dal ristorante dove avevamo cenato con altri amici. Pochi dettagli – raccontati con l’entusiasmo di un principiante…si chiama umiltà dei grandi – che ho ritrovato puntualmente nelle 284 pagine del libro. “Il cacciatore di anime” è essenzialmente un romanzo di luoghi; lo scenario di Peccioli prevale evidentemente su ogni altro elemento del racconto: i personaggi – molto diversi tra loro e tutti perfettamente incastonati nella trama, uomini e donne (le voci femminili segnano un passo in avanti nella maturità di scrittore di De Marco) – la storia, ben congegnata, con meccanismi e incastri che tengono sulla corda il lettore fino alla sua conclusione, con un doppio finale. Il rapporto umano e professionale tra Rambaldi e Crespi – l’allievo e il suo maestro – è credibile, non cede a stereotipi e non deflagra nella retorica. Lo stesso vale per la vicenda sentimentale di Daria Del Colle, la consulente del Comune che non resiste al fascino del bel capitano, e che rischierà di rimanere invischiata nella tragica spirale di violenza. Il personaggio di Daria è tra quelli meglio riusciti del romanzo. Insomma, gli ingredienti del buon thriller ci sono tutti e la qualità della scrittura, come al solito, è molto alta. Non vi resta che leggerlo.
Angelo Cennamo
