RAGAZZA, DONNA, ALTRO – Bernardine Evaristo

Dopo anni di gavetta in teatri off e centri sociali, Amma Bonsu – regista nera e militante, lesbica, troia multietnica, come la definirebbe la figlia Yazz – sta per debuttare al National Theatre di Londra. Nel pubblico, oltre Yazz, ci sarà Roland – l’intellettuale-gay-narcisista con il quale Amma ha concepito la sua unica figlia “puoi chiamarmi Roland, no, papà, tu sei mio papà” – e la vecchia amica Shirley. Mancherà invece Dominique, l’altra amica con la quale Amma ha vissuto gli anni del suo apprendistato underground, tra bettole e festival femministi. È questa la traccia che apre e chiude “Ragazza, donna, altro”, il romanzo di Bernardine Evaristo – scrittrice londinese, di padre nigeriano – che nel 2019 ha vinto il Man Booker Prize, e nell’ultimo scorcio del 2020 è stato pubblicato in Italia da Big Sur con la traduzione di Martina Testa. Il libro contiene dodici storie di donne – nere e meticce, anziane e giovanissime, ricche e povere, gay e etero – che messe insieme danno vita ad un’opera polifonica e controcorrente di grande attualità; il miglior ritratto, forse, dell’Inghilterra negli anni della Brexit. Il romanzo affronta temi legati molto anche all’identità della stessa autrice: l’omosessualità, la militanza politica, l’ambizione, il desiderio di emancipazione e di riscatto. Come Zadie Smith, scrittrice con un pedigree simile al suo, Bernardine Evaristo usa come scenario la metropoli multietnica, il suo melting pot: difficile non rivedere in questo libro la fusion di “Swing Time” e di “N-W”. La prosa di Evaristo è vorticosa, elastica, di ampio respiro, moderna, e con una struttura davvero insolita: i punti sono sostituiti dai capoverso, niente maiuscole, né virgolette o trattini nei dialoghi. Bello. Bellissimo. Non perdetevelo.

Angelo Cennamo

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