L’OPZIONE DI DIO – Pietro Caliceti

Con “BitGlobal” ci ha raccontato il suo mondo, quello della finanza e dei grandi studi legali. Tre anni dopo – non sono pochi per un autore di thriller – Pietro Caliceti ritorna con una nuova storia di corruzione, stavolta ambientata in Vaticano, tra porporati e banchieri poco scrupolosi. Ha avuto coraggio, Caliceti, ad avventurarsi nei luoghi sacri e scivolosi della Chiesa romana, già battuti da altri romanzieri, italiani e non, da Dan Brown a Carrisi, passando per Daniel Silva e Roberto Costantini. Ma “L’opzione di Dio” non si allinea al ciclostile di certe narrazioni corroborate da iperbolismi fantasy o incentrate sul delitto di giovani sprovvedute: Caliceti alza l’asticella e, senza mezzi termini, colloca il dramma direttamente nel Conclave. Un attentato jihadista, il primo in Italia, proprio a Roma, davanti a San Pietro, ha gettato la cristianità nel terrore. La trama procede su tre fronti, suddivisi in paragrafi alternati e brevi (viva i paragrafi brevi): le indagini della polizia, la visuale del contendente progressista, quella del rivale conservatore. Tutto è doppio, binario, in questo romanzo: la sfida al soglio pontificio; la contrapposizione Fede/Ragione incarnata dai fratelli Alessio e Giovanni Macchia (uno prelato, l’altro avvocato indagatore); lo scontro/confronto tra Islam e cristianesimo, materialismo e spiritualità. Caliceti dosa con cura ciascuno dei temi affrontati adoperando il suo know how giuridico per incunearsi nei meccanismi oscuri dello IOR. Il denaro, la pedofilia, il perdono, l’utopia della redenzione: “L’opzione di Dio” è un romanzo denso di tracce, ritmato, ben scritto e ben documentato, lungo ma non prolisso, leggendolo non si corre il rischio di perdersi in inutili divagazioni o flashback onirici: le piste sono nitide, i misteri no. Caliceti ha confezionato un page turner dai meccanismi perfetti, un libro che intrattiene, suggestiona, istruisce. Non è poco. 

Angelo Cennamo

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