
Percival Everett è uno scrittore troppo eclettico, camaleontico, per essere incasellato, classificato, in qualche modo definito. Everett scrive di tutto, e lo fa con un’ampiezza di registri e una diversità di stili da fare invidia. Ogni libro di Everett ha una sua specificità, è un unicum. “Gli alberi”, uscito negli Stati Uniti nel 2021 e arrivato in questi giorni in Italia con La nave di Teseo e la traduzione di Andrea Silvestri, è, per esempio, un magnifico thriller a sfondo razziale. È raro che Everett – autore afroamericano le cui origini sono evidenti solo a chi lo conosce, altrimenti toccherà dare un’occhiata alla foto sulla quarta di copertina – si occupi di questioni legate al colore della pelle e al pregiudizio, prerogativa piuttosto comune invece tra tutti gli altri scrittori afroamericani, da Jason Mott a Colson Whitehead. Anche in questo il nostro prof. (insegna alla University of Southern California) costituisce una curiosa eccezione.
La storia del nuovo romanzo è ambientata nel profondo sud degli Stati Uniti, in una cittadina sperduta del Mississippi: Money. Qui sta accadendo uno strano fenomeno criminale: due uomini del posto vengono trovati morti a breve distanza di tempo l’uno dall’altro. I corpi sono mutilati all’altezza dei genitali, e sulla scena dei delitti viene rinvenuto anche il cadavere di un ragazzo di colore massacrato molti anni prima per aver fatto delle avances a una donna bianca. Le indagini iniziate dallo sceriffo e dal suo vice non sembrano sortire effetto. Nella cittadina vengono allora inviati due detective dell’MBI (Mississippi Bureau of Investigation): Ed Morgan e Jim Davis (di colore), i quali devono vedersela non solo con la diffidenza degli inquirenti del posto ma anche con il clima ostile di un’intera contea, razzista fino al midollo e rimasta praticamente ferma agli anni Cinquanta. Inutile dire che tutta la trama del romanzo si muove sul filo del conflitto/pregiudizio bianchi contro neri e sulla cultura dell’autodifesa e della vendetta. I morti nel frattempo aumentano e cresce la confusione. Uno dei momenti cruciali della storia è l’incontro tra i due detective forestieri e Mama Z, stregona ultracentenaria e archivio umano di Money che ricorda la Mother Abagail del romanzo di King (“L’ombra dello scorpione”). È a questo punto che la vicenda thriller sfiora il Fantasy, con implicazioni politiche che puntano senza mezzi termini alla governance poco inclusiva di Donald Trump. Scoprire cosa c’è dietro quei delitti e cosa li ha originati richiede un delicato redde rationem con un passato che non è mai andato via.
Angelo Cennamo