LA STORIA DA DENTRO – Martin Amis

“Se hai letto i miei romanzi, sai già assolutamente tutto di me. Quindi questo libro è solo una nuova puntata, e i particolari spesso sono utili…”. 

“La storia da dentro” – 657 pagine più note, Einaudi, traduzione di Gaspare Bona – è uscito in Italia accompagnato dalla più funesta delle promozioni possibili: la morte dell’autore avvenuta poche ore prima della pubblicazione. Martin Amis aveva settantrè anni, la stessa età in cui è morto suo padre Kingsley, anche lui noto scrittore, anche lui portato via dal cancro.  

“Com’è che ne andrò di qui? In che modo, con che mezzo?”. 

“Tentai questo libro più di un decennio fa. E fallii”. Gli scrittori muoiono due volte, la prima è quando restano bloccati davanti alla pagina bianca. In quei casi è del tutto inutile sforzarsi, Amis lo sa “La maggior parte della narrativa, compresi i racconti, ha origine nel subconscio. Spesso la senti arrivare. Una sensazione squisita. Nabokov la definiva ‘un fremito’, Updike ‘un brivido’: una senzazione di feconda immobilità. Il subconscio ti mette sull’avviso: senza saperlo hai continuato a covare qualcosa. La narrativa arriva da lì, da un’ansia silenziosa. E adesso tu ha dato un romanzo da scrivere”.

Un libro mondo: memoir, diario di viaggio, raccolta di appunti, saggio di scrittura…”Il libro parla di una vita, la mia, quindi non sembrerà un romanzo, piuttosto una raccolta di racconti collegati fra loro, con divagazioni saggistiche”. Amis però ne parla come di un romanzo, e allora romanzo sia, un romanzo frastagliato, disarticolato, con parti di metanarrativa, con una prima persona che diventa terza e con Martin che indossa i panni del protagonista del racconto. Lo si può leggere a pezzi, saltando le pagine più noiose (ce ne sono diverse: chi scrive un’autobiografia pensa a, seleziona il materiale importante per lui e di riflesso immagina che quei fatti possano risultare interessanti anche per i lettori, ma non è sempre così), senza seguire l’ordine dei capitoli, senza fretta, entrando a metà libro, magari alternandolo ad altre letture.  

Di quest’opera ci rimmarranno impresse soprattutto due cose. La prima: i consigli sulla scrittura “I consigli sulla scrittura vanno sempre presi alla leggera. Gli scrittori devono scoprire da soli la propria voce”; la seconda: il racconto dell’amicizia con Philip Larkin e soprattutto con Saul Bellow, un nuovo padre per Amis; le curiosità sui suoi cinque matrimoni, i fiumi di denaro guadagnati con “Herzog” e “Il dono di Humboldt”, il viaggio insieme in Israele, il difficile rapporto con l’ortodossia ebrea, il morbo di Alzheimer che lo ha spento poco alla volta. Stessa sorte toccata anche a un’altra nota scrittrice citata: Iris Murdoch. Tenero e commovente il ricordo di lei rannicchiata sul divano a guardare una puntata dei Teletubbies.

“Se l’Atlantico fosse stato una donna o un uomo, avrebbe potuto vendicarsi sputtanandolo in un romanzo. Ma i romanzi erano finiti, come la storia”. Sì, le pagine migliori del libro sono decisamente quelle dedicate al premio Nobel di Lachine. 

“L’ultima pagina di ‘La storia da dentro’ è ormai visibile a occhio nudo. Finire un romanzo di solito provoca una cupa soddisfazione con una traccia di tristezza. Ma in questo momento le emozioni stanno assumendo una configurazione completamente diversa… In ogni caso, amico mio, immagino che questo sarà il nostro commiato”. Buon viaggio, Martin. 

Angelo Cennamo

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